Delos 19: Pensiero Stocastico Pensiero Stocastico

di Roberto Quaglia

EMETTITORI E RIPETITORI DI INFORMAZIONI

Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte. Ugo Malaguti ha detto di lui: "è un genio".

Guardiamo dal di fuori il nostro universo e vediamo un po' cosa succede. Notiamo che esso contiene una certa energia. In effetti contiene tutta l'energia che c'è. Intuiamo che debba esserci anche una sorta di spaziotempo che si prenda la briga di contenere tutta questa energia, ma ci accontentiamo di dire che universo e spaziotempo sono la stessa cosa, e così per il momento accantoniamo il problema. Abbiamo dunque tutta questa energia, che si palesa ai nostri sensi con una certa varietà.

Nella sua modalità più elementare l'energia ci si presenta sotto forma di radiazioni. La luce è quel tipo di radiazione che i nostri occhi sono in grado di vedere. Tipico delle radiazioni è di spostarsi alla velocità della luce, senza particolare fantasia. La mancanza di fantasia delle radiazioni è lampante. Il loro moto è noioso e prevedibile. I criteri in base alla quale le radiazioni si spostano rivelano un livello minimo di complessità. Le "relazioni sociali" che le radiazioni intrattengono mutuamente sono poco varie e scarsamente costruttive.

Più interessante si rivela l'osservazione della materia. Anche la materia è energia, ma rispetto alle radiazioni è tutto un'altro mondo. Il moto della materia nell'universo è grandioso e maestoso. Miriadi di stelle di addensano in miliardi di gorghi galattici, in una varietà di manifestazioni davvero esaltante. Stelle azzurre, giganti rosse, nane bianche, pulsar, buchi neri e quasar. In ognuno di questi ruoli, la materia da spettacolo, con regole distinte a seconda del ruolo interpretato. Le stelle azzurre fondono l'idrogeno in elio, le giganti rosse fondono l'elio in atomi più pesanti, le pulsar, composte di soli neutroni, ruotano come trottole a velocità parossistica, e nei buchi neri la materia se ne va addirittura in un'altro universo o giù di lì (in realtà non si sa che cosa succeda) lasciando dietro di sé la pura informazione circa la propria presenza, ovvero un'incredibile campo gravitazionale. I fisici si dannano l'anima a comprendere i criteri in base ai quali la materia interagisce con altra materia, e in parte ci riescono. Nella forma della materia, l'energia ha una "vita sociale" molto più ricca e complessa della radiazione, dato che interagisce con se stessa in una estesa gamma di modi. Parallelamente, il moto della materia obbedisce a criteri più vari ed articolati rispetto al moto delle radiazioni. Potremmo quindi azzardarci a dire che rispetto alla radiazione, la materia "sa" come comportarsi in modo più complesso. Le "relazioni sociali" che la materia intrattiene con se stessa l'arricchisce continuamente d'Informazione. Essendo tutto, nell'universo, energia, la materia è una forma più "colta" di energia rispetto alla più elementare radiazione.

Ma noi, che siamo vivi, sappiamo che l'energia non si manifesta solo sotto forma di radiazione e di materia grezza. In talune ricercatissime località dal clima favorevole, per esempio sul nostro pianeta, la materia si è ulteriormente complicata nella forma che chiamiamo "vita". Ecco allora il comportamento dell'energia, nella forma degli esseri viventi, assurgere a nuove vette di complessità. Il criterio in base al quale gli esseri viventi interagiscono mutuamente è incredibilmente più complesso rispetto a quello della materia cosiddetta inerte. Anche il moto degli esseri viventi rivela un analogo aumento di complessità e quindi di difficile prevedibilità. In un certo senso, la vita sta alla materia come la materia sta alla radiazione. Tale è infatti l'aumento di complessità e di Informazione. E' qui infatti che l'aumento di Informazione diventa pienamente riconoscibile e manifesto. In un tipico essere vivente, infatti, tutti gli atomi che lo compongono "sanno" di dovere stare tutti insieme, e di comportarsi in modo coordinato e coerente. Le cellule collaborano tutte insieme alla conservazione della loro collaborazione, cioè della vita dell'individuo che esse compongono. Inoltre, ogni individuo "sa" della presenza degli altri individui della propria specie, con i quali infatti forma una società, come anche "sa" della presenza delle altre forme di vita, delle quali si nutre o dalle quali si difende, e della materia inerte, con la quale interagisce incessantemente. La vita, quindi, è sostanzialmente una forma di energia più ricca d'Informazione, più "colta", rispetto alla materia inerte e alla radiazione.

Noi, però, che oltre ad essere vivi pensiamo e sappiamo di pensare, ci rendiamo fatalmente conto di essere probabilmente il nido di un successivo grado di evoluzione dell'energia dell'universo. Il nostro pensiero può forse infatti considerarsi una modalità nuova di essere dell'energia dell'universo. Ma che cos'è in effetti il nostro pensiero?

Una risposta davvero adeguata è lontana dall'essere formulata. Il problema più rilevante è che per analizzare il nostro pensiero dobbiamo per forza utilizzare proprio il nostro pensiero, e dall'interno del sistema è impossibile vedere il sistema dall'esterno. La visione che dall'interno abbiamo del nostro pensiero è dunque necessariamente distorta. Nondimeno, acuti pensatori tentano da molto tempo di comprendere i misteri del nostro pensare, e sarebbe necessaria un'enciclopedia per illustrare tutte le congetture a riguardo. Ragione per cui, in questa sede ci limiteremo a trarre una sintesi estrema circa le qualità del nostro pensiero, accontentandoci di affermare un'osservazione lapalissiana, ovvero che il nostro pensiero è un'avido cercatore ed elaboratore di Informazione.

In effetti, fin dalla nascita iniziamo ad apprendere, ovvero ad assorbire informazioni, le quali vengono sistematicamente elaborate e trasformate, producendo quella sintesi originale che è la personalità di ognuno di noi. Nessun'altra specie animale è in grado di produrre individui dalle personalità così distinte fra loro! Il nostro pensiero si costruisce e si ristruttura cogliendo informazioni da tutto ciò che ci circonda, in particolare dalla fonte di informazioni più ricca che c'è, ovvero gli altri esseri umani. Con il trucco dei libri, siamo da qualche tempo in grado di estrarre informazioni anche dal pensiero di persone morte molto tempo fa, oppure spazialmente distanti da noi. Con il trucco dei computer e di Internet, siamo attualmente in grado di condividere Informazione con l'intero mondo "on line" in tempo reale.

Tutto ciò pare perfettamente in linea con la tendenza manifesta dell'universo a formare strutture sempre più complesse e ricche d'Informazione, in altre parole più "colte" e consapevoli rispetto al mondo circostante.

La quintessenza della convivenza dell'umanità sembra quindi potersi riassumere nell'esigenza cosmica di elevare il livello di Informazione complessivo, e rispetto a quant'altro a noi noto nell'universo, parrebbe proprio che ci stiamo comportando benino.

Naturalmente, alcuni di noi si comportano meglio di altri. Ma ciò è inevitabile.

La società umana è infatti un sistema dinamico, schiavo della necessità di rimanere stabile per non collassare. Ragione per cui, il pur velocissimo progresso informativo dell'umanità non può accelerare oltre una certa soglia. E' necessaria una notevole ridondanza dell'Informazione veicolata, affinché tutto non precipiti nel caos della disorganizzazione. In altre parole, la società umana non è in grado di tollerare che una piccola percentuale di individui geniali, ovvero persone che elaborino in modo marcatamente originale le informazioni che ricevono. I bambini sono tutti geniali, ma il loro genio non destabilizza la solidità del sistema. Quando i bambini crescono, la ridondanza delle informazioni che essi ricevono spegne parzialmente o interamente il loro genio. Se tutti gli adulti fossero geniali, nessuno farebbe più tutte quelle cose utili, ma noiose, che la società necessita che siano fatte. Inscatolate un bambino nella pedissequa ripetizione di azioni sempre uguali, ed esso si annoierà a morte. Stessa cosa accade, in misura inferiore, ad un adulto che abbia conservata parte della genialità della propia infanzia.

Per esigenze di stabilità del sistema, la gran parte degli esseri umani adulti funge quasi soltanto da "ripetitore" dell'Informazione circolante, aggiungendo poco o nulla di proprio all'Informazione che veicola. Una piccola percentuale di individui adulti, invece, oltre a fungere prevalentemente da "ripetitore" dell'Informazione circolante, riesce talvolta a rielaborare in modo significativamente creativo gli input ricevuti, fungendo così saltuariamente anche da "emettitore" di Informazione. Ciò è sufficiente a produrre quell'esplosione di nuove conoscenze che l'umanità sta recentemente sperimentando.

Il Gran Dispensatore di Informazioni della nostra epoca e della nostra società è, come tutti sanno, la televisione. Qualcuno legge ancora dei libri, ma i più si affidano completamente alla televisione per la fornitura delle informazioni desiderate. La qualità delle informazioni dispensate dalla televisione è notoriamente bassa, mentre la quantità delle stesse è decisamente alta. In effetti, la televisione vomita incessantemente informazioni ridondanti e scarsamente significative nei nostri cervelli, i quali si comportano di conseguenza. Notiamo allora, nei discorsi della maggioranza degli individui nella nostra società, riecheggiare immutati una selezione dei concetti triti e ritriti uditi in televisione, in una colossale apoteosi di formidabile ridondanza. E' come se il pensiero di quasi ognuno di noi si riducesse ad essere, essenzialmente, ben poco di più di un mero "ripetitore" dell'informazione colta dalla televisione. Tutto ciò è molto curioso.

La sfida che ognuno di noi può decidere di accettare oppure no, è quella di far partecipare in modo degno il proprio pensiero allla Gran Danza Evolutiva dell'universo, vincendo quella coazione alla ridondanza che la televisione ed un popolo di telespettatori ci impongono naturalmente. Quando percepiremo che il nostro pensiero non solo rifletta e ripeta concetti comuni a molti altri, bensì ogni tanto ne generi qualcuno inequivocabilmente nuovo ed originale, sapremo di star facendo meglio la nostra parte nella commedia (tragedia?) dell'evoluzione universale.

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