Delos 22: Antonio Bellomi di Silvio Sosio

INTERVISTA CON

ANTONIO BELLOMI


Delos continua ad andare a caccia di personaggi della fantascienza italiana. Antonio Bellomi è stato attivissimo fin dai tempi eroici di Oltre il Cielo, e al suo entusiasmo si deve tutto un sottobosco di iniziative editoriali che per lungo tempo sono state l'unico sbocco professionale per gli autori italiani.

Delos: I primi segni della presenza di Antonio Bellomi nel mondo della fantascienza risalgono agli anni Sessanta, con qualche racconto su Oltre il cielo. Ma come è cominciato il tuo interesse nella science fiction?

Antonio Bellomi: Mi avevano attirato alcuni romanzi letti da ragazzo. Non erano esplicitamente di sf, ma in effetti lo erano, eccome. Specialmente Jean de la Hire col suo Segreto dei XV e altri romanzi. E poi Wells, Motta, Vernou. Non ricordo più i titoli, che dovrei andare a ripescare, ma ricordo abbastanza le trame. E infine l'incontro con Urania: E Walesko: L'Atlantide Svelata. Da quel momento sono rimasto intossicato.

Delos: Come ricordi gli anni di Oltre il cielo?

Antonio Bellomi: Affascinanti. Oltre il cielo era la prova che un italiano poteva pubblicare, e quando ho visto per la prima volta il mio nome stampato, e il racconto pubblicato (Un piano Perfetto) sono rimasto sconvolto, ho dovuto sedermi. Sensazione indimenticabile, unica, irripetibile.

Delos: Nella tua storia personale ci sono stati diversi contatti con le fanzine e con il mondo dell'amatorialità. Puoi darci una testimonianza del mondo del fandom degli Anni Sessanta e Settanta?

Antonio Bellomi: Riguardo il fandom degli anni 60 e 70 non ho molto da dire. Più che altro passavo del materiale a Naviglio che lo pubblicava. Avevo anche organizzato un numero tutto italiano in Svezia. Non ho mai saputo se sia poi uscito.

Delos: Veniamo all'epoca della tua attività editoriale: sei stato promotore e direttore di un gran numero di testate, spesso realizzate con budget molto limitati ma interessanti, che hanno portato in Italia non di rado testi inediti di grossi autori e che hanno avuto il pregio di pubblicare spesso autori italiani. A memoria ricordo Altair, Spazio 2000, Gemini, Quasar. Come valuti questa esperienza? E quale di queste testate ti ha dato più soddisfazione?

Antonio Bellomi: E' vero, ho fatto tante collane, ma i budget erano sempre così ristretti che non si riusciva mai a fare niente di veramente buono e duraturo. La mia intenzione è sempre stata quella di rifare in pratica il "Cosmo" Ponzoni per pubblicare molti italiani, in pratica ho pubblicato tantissimi racconti nostrani, ma solo un paio di romanzi, riedizioni di Malaguti e Rambelli. Un'altra grossa soddisfazione è stata quella di presentare alcuni autori tedeschi che altrimenti nessuno avrebbe mai conosciuto, come Voltz, Vlcek e soprattutto Hahn. Tra tutte le collane la meglio riuscita è stata inizialmente quella di Quasar: l'intenzione era di pubblicare i racconti stranieri che si fossero piazzati secondi o terzi nei grandi premi, o primi nei piccoli premi, cioè ottimi racconti che nessuno avrebbe mai letto perché, non essendo i soliti Nebula e Hugo, non sarebbero stati antologizzati. L'idea mi sembra valida tuttora, ma purtroppo anche qui le solite difficoltà di bilancio...

Delos: Tra le altre, c'è stata una rivista dedicata a "Star Trek". Era il 1987, e c'era solo la serie classica, e probabilmente in Italia i fan di questa serie erano molto meno di quanto siano oggi: se non sbaglio, era proprio l'epoca in cui nasceva lo Star Trek Italian Club. Com'è andata con quell'operazione?

Antonio Bellomi: Male. I lettori di Star Trek sono scatenatissimi, ma evidentemente non sufficienti per far vivere una collana, oppure parlano tanto di Star Trek, ma poi i libri non li comperano.

Delos: Da parecchio tempo collabori, anche come traduttore, con Urania. Cosa ne pensi delle diverse gestioni che ha attraversato la rivista in questi ultimi anni, da Fruttero e Lucentini a Montanari, a Lippi e alla nuova era della grande distribuzione?

Antonio Bellomi: Fruttero e Lucentini con Urania si erano adagiati nel tran-tran, ci voleva aria nuova. Montanari e Lippi hanno fatto cose egregie, ma purtroppo quelli che mancano sono i bei romanzi all'origine almeno a mio parere. A me questi romanzi moderni fanno spesso dormire. O forse sono io rimasto ancorato a un certo tipo di narrativa del passato - non necessariamente d'avventura come qualcuno ogni tanto scrive sul mio conto. In effetti i romanzi che preferisco di sf non sono quelli avventurosi. Del resto è vero che ho scritto un romanzo avventuroso come L'impero dei Mizar, ma il resto della mia produzione non è affatto avventurosa. Anzi, gli ultimi racconti sono quasi sempre... storie d'amore.

Delos: E Antonio Bellomi scrittore cosa ci riserva?

Antonio Bellomi: Non lo so. Dipende dal tempo che avrò per scrivere sf. Tra le cose che mi piacerebbe fare: un romanzo di sf, un paio di romanzi per ragazzi, un'antologia di racconti con Victor Vance come protagonista... racconti vari. E se c'è qualcuno che ama quello che scrivo, ecco una segnalazione. L'antologia sulle Streghe curata da Pilo per la Newton Compton contiene un mio racconto inedito. Storia di Udolfo, che guarda caso è una storia d'amore.