Delos 26: E' sempre tempo di Eloi di Anna Elethiomel Dal Dan

è sempre

tempo di eloi

Una cronaca personale - e come potrebbe essere altrimenti - della XXIII Italcon. Quattro giorni, dal 1 al 4 maggio, all'insegna degli eroi, e, soprattutto, degli Eloi.

Dunque cominciamo dall'inizio, cioè dal titolo. Non sarete mica tanto maligni da pensare che abbia fatto un errore di battitura. No. La dicotomia Eloi/Morlock ha governato la ventitreesima Italcon, non certo per la prima volta ma questa volta con chiarezza molto maggiore. Sapete chi sono gli Eloi e i Morlock, vero? Ricorderete che il viaggiatore temporale della Macchina del Tempo di H.G. Wells incontra, alla fine del suo viaggio, due popoli che rappresentano l'estrema evoluzione o, più percisamente, devoluzione della razza umana: gli Eloi, belli, biondi, raffinati, buoni e generalmente nullafacenti, che vivono in placido ozio sulla superficie terrestre, e i Morlock, brutti, neri, deformi e mostruosi, che popolano il sottosuolo di cui governano un universo meccanico e da cui emergono, periodicamente, per rapire gli Eloi per trarne sostentamento, cioè mangiarli. Ora il popolo della "Italcon" si divide in Morlock ed Eloi. La divisione che vigeva a San Marino era il contrario di quella che darò, ma mi sembra evidente che gli Eloi sono belli, raffinati e provano per la meccanica, più che orrore e disprezzo, un totale disinteresse, non sapendo in realtà nemmeno della sua esistenza. I Morlock sono invece quelli che vivono sottoterra nascosti alla luce del sole e si occupano delle macchine, che amano e sanno governare... e alla fine si mangiano gli Eloi. A prima vista si potrebbe pensare che gli Eloi sono un avanzamento della razza e i Morlock una sua degenerazione, ma in realtà sono specializzazioni esasperate che si parassitano a vicenda e, insieme, costituiscono una degenerazione complessiva. Comunque sia, resta da decidere chi è un Eloe e chi è un Morlock.

Chi è connesso, ma posta un file binario quattro volte su un newsgroup, è un Eloe onorario anche se ha una homepage bellissima - vero Roberto? - ma vive in mezzo ai Morlock e la sua pelle si va facendo sempre più scura. Chi scrive a macchina, o preferibilmente a mano, probabilmente è un Eloe. Chi prova vuoi sospetto, vuoi irritazione, di fronte a qualunque menzione di interattività è quasi sicuramente un Eloe. Chi non sa neppure dell'esistenza di Internet e non avrebbe mai immaginato che ad una convention di fantascienza fosse una buona idea fornire un computer collegato in rete è un Eloe al cento per cento, e probabilmente ne va fiero.

I Morlock leggono Gibson, e hanno letto Tolkien. Gli Eloi leggono studi sul simbolo e il sacro, e hanno visto Guerre Stellari. Nonostante questa sovrapposizione culturale, i due gruppi non si capiscono e si tollerano a stento. I Morlock scrivono molte fanzine cartacee ed elettroniche e producono racconti quasi impenetrabili ma affascinanti in perfetto stile cyberpunk. Gli Eloi scrivono molte fanzine cartacee e organizzano giochi di ruolo e scrivono racconti che regolarmente vincono il premio Italia. I Morlock più ingenui pensavano di essere arrivati ad una convention di fantascienza e si chiedono perché sui banchetti ci sia un unico libro della Cosmo Argento e un cavaliere in armatura sul poster ufficiale. Gli Eloi pensano di essere andati ad un serio congresso culturale e si sentono ghettizzati perché la cultura ufficiale li snobba. Gli uni e gli altri si incontrano di tanto in tanto e, se si conoscono da tempo, si scambiano informazioni sui rispettivi mariti, mogli, figli e gatti (che sembrano un importante trait d'union) e si consigliano i ristoranti.

I Morlock forse conquisteranno la terra, ma per adesso, ragazzi, è sempre tempo di Eloi.

Per motivi a me misteriosi, Italcon è sempre scritto con ITAL in grassetto e CON in chiaro, forse per ribadire cosa è veramente importante. Il tema era l'eroe, e da lì non si scappava. Eroe in tutte le salse. I volti dell'eroe, la persistenza dell'eroe, i miti, gli archetipi universali, le ali. D'altra parte era una convention a tema. Bisogna dire che io, per ragioni che mi assicurano legate alle poste italiane, non ho ricevuto nessun progress report, e sono quindi venuta a conoscenza del programma sul sabato mattina. Adesso mi pento di non avere fatto uno sforzo per essere andata a qualcuna delle conferenze, che sembravano mostrare possibili segni di fantascientificità, per esempio: Il personaggio nella letteratura fantastica: eroe nella fantasy, superuomo nella sf, di Gian Filippo Pizzo (certo, era domenica alle 11.30, quando quasi tutti se n'erano andati), o Ucronia, la storia e le storie possibili, con Vittorio Catani (certo, era giovedì, quando non ero ancora arrivata). O l'incontro con Giuseppe Lippi (Ogni uomo è il suo eroe, era il titolo). Certo però che alla riunione degli iscritti, tenutasi domenica mattina alle nove e mezza, un intervenuto ha alzato timidamente la mano e ha chiesto se per caso si poteva, la prossima volta, preverdere anche qualche piccolo spazio del programma, che so, una mezz'ora, dedicata alla, parole sue "science fiction tradizionale". Gli è stato risposto freddamente che gli organizzatori erano aperti a qualunque suggerimento e non è colpa loro se nessuno si è fatto avanti, e che quindi se hanno organizzato una Italcon nella quale praticamente non si è parlato di fantascienza loro non ne hanno alcuna responsabilità.

E nel contempo, la mostra-mercato del libro diventa sempre più peculiare. Quest'anno, appunto, non solo di fanzine in vendita ce n'erano pochissime, e vecchie (o non si stampano più, oppure i curatori non le portano alle Convention, e mi domando perché), ma la fantascienza sui banchetti era rappresentata, a quanto ho potuto vedere, da un libro di Greg Egan e da Hubbard. Io, personalmente, speravo di trovare qualche libro di Evangelisti, i vecchi Urania che è difficile reperire per vie normali ma che ci si aspetterebbe di trovare in una mostra-mercato del libro ad una conventin di fantascienza, specialmente nell'anno in cui Valerio Evangelisti ha pubblicato un libro visibile e importante come Il Mistero dell'Inquisitore Eymerich, ma no. Immagino che, anche qui, l'organizzazione mi potrebbe dire che loro mica li possono obbligare con un forcone i fanzinari a portare le loro fanzine. Come, suppongo, non possono obbligare uno scrittore straniero a venire farsi vedere, toccare, intervistare o cose di questo genere, e il fatto che ultimamente gli scrittori stranieri di fantascienza venivano, quando andava bene, infilati in una tavola rotonda con altri partecipanti italiani che non li conoscevano a parlare di I mille volti dell'eroe e per il resto ignorati nel modo più totale - ricordo ancora il disinteresse umiliante con cui venne accolto Iain Banks - non ha nulla a che fare con tutto questo.

La situazione ben si rispecchia nelle premiazioni del Premio Italia. In un anno in cui la produzione di fantascienza italiana si è fatta sentire di nuovo e con cose che sono piaciute a molti, il libro di Masali, due libri di Evangelisti, e un generale risorgere di iniziative, il premio per il miglior romanzo italiano è andato a Roberto Fuiano, Il Re degli Elfi, (Evangelisti non ricordo se terzo e quarto o secondo e terzo, Masali nemmeno in finale). E il secondo posto per il migliore romanzo internazionale, cosa quasi surreale, è andato anche quello a Fuiano, che si è piazzato subito dopo un libro (di fantasy) di Harry Harrison. Tutti gli altri premi, racconto, racconto su rivista professionale, saggio eccetera, vengono attribuiti alla fantasy. Yorick vince, tanto per cambiare, come miglior fanzine. Vittorio Curtoni torna fra i finalisti come miglior traduttore dopo moltissimo tempo, piazzandosi secondo. L'autore del manifesto ufficiale della convention, Bruno Michelucci, è il miglior illustratore, che vince su Eta Musciad, Alessandro Bani, Marco Patrito (solo quarto). Nel discorso di riepilogo e ringraziamento di Adolfo Morganti al banchetto si parla di tutto, soprattutto dell'elevato livello culturale della manifestazione, ma non una parola per Delos o le nuove frontiere del fandom elettronico, di cui, s'immagina, non si conosca neppure l'esistenza.

Ragazzi, chiunque sia interessato alla fantascienza può chiedere di entrare a far parte della giuria. Chiedete ad Ernesto e lui probabilmente vi manderà la scheda (ce ne sono 250 a disposizione). Votate. Noi virtuali siamo il futuro, esprimiamoci.

(Fra l'altro il pranzo viene organizzato sotto forma di buffet, che Ernesto ci assicura, con una puntina di tristezza mi sembra, essere il trend del futuro. Oltre alle solite scene selvagge che ci si può immaginare, i cibi sono freddi, non eccezionali e il costo è lo stesso di una cena convenzionale: 50.000. Il vino rosso è imbevibile e quello bianco, che dobbiamo insistere un po' per farci portare nonostante il primo primo sia un risotto allo scoglio, è servito sui venti gradi).

A questo segue la riunione della World SF (l'organizzazione internazionale che riunisce i professionisti che si occupano di fantascienza), a cui chi scrive ha partecipato come osservatore. Si chiede cosa si è fatto nell'anno in corso. Piergiorgio Nicolazzini spiega pazientemente che l'organizzazione è in grossa crisi, che sono venute a mancare le cariche elettive e quindi la possibilità di raccogliere fondi, che praticamente non ci sono nemmeno i soldi per spedire i bollettini, che delle varie sedi nazionali rimangono solo alcuni corrispondenti, che praticamente solo la sezione italiana è ancora attiva; spiega come la World SF sia nata per cercare di facilitare i contatti soprattutto con i paesi dell'est e come l'attuale situazione politica abbia fatto venire meno molta della sua utilità; che si sta cercando di sollecitare contributi per allestire un sito web ospitato da fantascienza.com, ma che in mancanza di risposte da parte dell'esterno non si può fare molto. Costernazione e confusione. (Roberto Quaglia ci racconterà, quella notte, di una riunione della World SF dove lesse per conto di John Brunner un messaggio dell'ex-moglie di Normal Spinrad e si attirò l'ira di Fredrick Pohl - questi erano i partecipanti alle riunioni: un anno il presidente fu Malcom Edwards).

Subito dopo, mentre Nicolazzini continua ad illustrare questo programma di minima per tenere attiva la World SF in versione web, il fastidio cresce.Si tuona che Nicolazzini parla di web, link, underground, e-mail, e non potrebbe tradurre, che non si capisce di che sta parlando? Si alza Silvio Sosio che dopo una piccola introduzione spiega che il sito della World SF, pur vuoto com'è, è stato visitato da un migliaio di persone, e Fantascienza.com da tremila durante lo scorso anno. Poi propone di mettere a disposizione dello spazio nel quale allestire home-pages degli iscritti alla World SF, e una galleria di illustratori italiani. Sospetto. Non è che così ci rubano le immagini? E poi a cosa serve 'sta roba? La World SF sembra sempre sotto il segno degli Eloi: comprensibile, certo, che non tutti siano ancora aggiornati su mezzi tecnici abbastanza nuovi, ma certo lascia perplessi, più che la scarsa familiarità, lo scarsissimo entusiasmo per non dire il sospetto che gli sicritti ad una associazione di professionisti della fantascienza sembrano nutrire per la tecnologia.

C'è poi una lunga discussione sul problema delle schede del premio Italia. Quest'anno ben ventidue schede, sulle circa novanta che concorrono all'attribuzione del premio, sono arrivate fuori tempo massimo - ma non per colpa dei mittenti. Pare infatti che siano arrivate regolarmente all'ufficio postale di destinazione il dieci aprile, ma siano state recapitate a Vegetti solo il 17. Questo ha reso impossibile conteggiarle per il premio, ed è quindi probabile che abbia falsato parecchio il risultato finale. Vegetti allora, preso atto che le poste italiane non sono più affidabili, dice che dal prossimo anno sarà possibile votare via e-mail o (come già si fa) fax, cosa che scatena altre perplessità e timori (fra gli iscritti, infatti, il fax è visto come oggetto misterioso e demoniaco, e la posta elettronica non si sa letteralmente cosa sia o a cosa serva).

Infine, il giorno dopo, partecipo più che altro per caso alla riunione degli iscritti. L'oganizzatore, Adolfo Morganti, sollecita critiche, suggerimenti, contributi. Dice che dopo cinque manifestazioni svolte a San Marino si è imparato molto ma c'è bisogno del contributo dei partecipanti. Fra me e me dibatto se far notare l'assenza quasi totale della fantascienza, oppure se chiedere con dolce innocenza se si può in futuro, com'era a Courmayeur l'anno scorso, mettere a disposizione un computer collegato. Ma decido che la lotta contro i mulini a vento più si addice ad un Eloe. Però faccio presente che sono venuta alla convention perchà qualcuno mi ha ricordato che c'era, ma che non ho ricevuto il progress report, pur avendo partecipato a Courmayeur l'altr'anno. E d'altra parte, visto che quando mi sono iscritta nessuno si è segnato il mio indirizzo, suppongo che non riceverò nemmeno il prossimo. Morganti, a questo punto decisamente contrariato, dice che apprezza il mio spirito positivo, e che non è certo compito dell'organizzazione andare a prendere la gente a casa. Io dico che se non vogliono che la gente ci venga, alle convention, che ce lo facciano sapere. Mi ribatte che sicuramente io ci sono nell'indirizzario, solo che spesso la gente cambia casa e non lo comunica, e che comunque le poste sono quello che sono. Siccome effettivamente c'era stato anche quel problema con le schede del Premio Italia, non possiamo ribattere.

Questo per quanto riguarda il programma ufficiale. Per quanto riguarda la ListCon - che dire? E' molto difficile dare un quadro efficace di quello che è successo, perché credo che tutti ricordiamo soprattutto, come Goku, una sensazione di incredibile, facile, felice ritrovarsi e riconoscersi come simili, una sensazione impossibile da spiegare a parole. Quando sono arrivata li ho scoperti seduti in cerchio attorno - appropriatamente - a Ernesto Vegetti, in un sotterraneo questo è vero, ma con l'aria di fratelli a lungo perduti e inopinatamente riuniti. Mi avvertono subito che in giro c'è un listista piuttosto bellicoso e io fingo somma indifferenza. Essere pestata per motivi ideologici, che diamine, sarebbe un onore. (E' solo il giorno dopo, in effetti, che io e Goku abbiamo cominciato a girare con i cartellini scambiati - non l'uno col cartellino dell'altro, che non avrebbe migliorato molto le cose, ovviamente. Ma Quaglia mi dice che diverse persone gli si sono avvicinate e si sono complimentate con lui per come aveva finto bene, per tutti questi mesi in lista, di essere una donna.) Abbiamo parlato di fantascienza - e di fantasy, naturalmente. E di computer, e delle varie unità di misura del Sistema Internazione di Misurazione: unità di nocività informatica, un quagliatron (per via dello sfortunato incidente che ha attirato sul povero Quaglia l'ira funesta degli iscritti a varie liste), oppure un pizzo. Abbiamo fraternizzato, anche se non fino a QUEL punto (soprattutto per la scarsità di femmine). Abbiamo consumato quantità non trascurabili di birra e vodka. Abbiamo raccontato episodi e aneddoti - di cui Ernesto ha la riserva maggiore, soprattutto per anzianità di servizio, e c'era una cosa sul panzer e la convention del '44 che lascerò riferire a lui. Ernesto ha raccontato di quando ad una Eurocon il padrone del locale in cui avevano mangiato voleva costringerli a lavare i piatti (tenendosi un po' sul vago riguardo al fatto che avessero o no pagato il conto), io e lui assieme abbiamo raccontato del famoso room party alla WorldCon di Brighton '87, quando fan nudi si arrampicarono sulla facciata dell'Hotel e noi contrabbandammo grappa oltre un picchetto di poliziotti inglesi. Tutti sospirano e si chiedono perché alle Italcon queste cose non succedono (basta organizzarsi: Goku ha lamentato a lungo la sua decisione di non portare, dopo tutto, una bottiglia di Marsala, insinuando che ero stata io a scoraggiarlo. Falso. E poi una bottiglia sola non sarebbe bastata).

L'idea per la pizza di venerdì sera era di riunirsi in un locale scovato dal Sommo Riccardo Saettone, che si chiamava il Ghetto (ci sembrava, per vari motivi, appropriato) ma dopo avere marciato su per diversi livelli della rocca attorno alle otto di sera ci siamo trovati di fronte ad una serranda chiusa. Chiusi fuori anche dal Ghetto! Questa è la situazione della fantascienza italiana! Abbiamo ripiegato in disordine e occupato una pizzeria a metà montagna, dove abbiamo seduto Saettone a capotavola. I due fratelli Grasso hanno schiamazzato più volte e Paolo è stato tacitato con grida di "Off-Topic! Sei Off-Topic!". (No, non è vero, ma mi permetterete di infiocchettare un po' la storia, vero?). Abbiamo brindato con entusiasmo agli assenti. A questo punto, cioè dopo la terza birra (alla quarta ho cominciato a dire a Goku che mi sedeva accanto che era troppo ubriaco, e a finire, per il suo bene, le birre che andava ordinando), i miei ricordi si fanno imprecisi. Ricordo la comparsa di Quaglia e gli sghignazzi circa il suo infortunio informatico (Quaglia ha sorriso con la sua solita aggraziata noncuranza: ci vuole ben altro per scalfirlo), ricordo di essere migrata al circolo SUMS, ricordo Cristina Pietri con cartellino di Alessandro Bani, Piergiorgio Nicolazzini col cartellino di Adalberto Cersosimo, Adalberto Cersosimo col cartellino di Cristina Pietri e Alessandro Bani con il cartellino di Alessandro Bani Clone #1. Ricordo una lunga discussione tecnica con Ernesto sui meccanismi di votazione del Premio Italia, dove ad un certo punto ho cominciato ad annuire con aria saggia celando la mia totale incomprensione (subito dopo l'entrata in scena dello scarto quadratico medio, credo). Il cui esito, comunque, era semplicemente questo: se potessimo convincere la gente della lista a votare, votare comunque, per quello che vogliono, sarebbe un grosso passo avanti verso un Premio Italia che rispecchi davvero i gusti del pubblico e non la forza di questo o quel gruppo.

Per saltare alla sera dopo, il buffet è cominciato allegramente con una battuta mia che NON riferitò ma di cui mi vergogno ancora (una cosa a proposito del posto che mi era stato riservato, a cavallo delle gambe del tavolo) e ha raggiunto il suo punto più basso con l'annuncio dei premi Italia. Goku fissava sconsolato nel suo bicchiere, Saettone aveva l'occhio vitreo e i due Grasso erano mogi mogi. E non potevo vedere il tavolo di Delos. Fino a quel momento ci eravamo sentiti una minoranza compatta e molto influente. Be', compatti lo siamo, ma sull'influenza bisogna ancora lavorare parecchio. Abbiamo chiesto qualche altra bottiglia, abbiamo brindato agli sconfitti, e abbiamo cominciato a tessere demoniaci piani per impadronirci dell'egemonia assoluta sul fandom attraverso la nostra azione in rete, di cui questo articolo è solo il primo passo: ah ah ah!