Delos 27: Intervista con Marco Patrito a cura di

Giorgio Ginelli

intervista

con marco patrito

Col CD-Rom "Sinkha", vendutissimo in USA e in Giappone, è diventato famoso in tutto il mondo. E ormai le copertine dei migliori libri di fantascienza Mondadori portano la sua firma. Un artista all'avanguardia nell'uso della computergrafica, capace come pochissimi altri di creare atmosfere ed emozioni.

Marco Patrito rappresenta, per certi versi, la tendenza verso la quale l'illustrazione si sta spostando: dal pennello alle tecniche Vrm. Ciò che mi stupì, la prima volta che vidi una sua opera, fu la nitidezza e la profodità; era una copertina di Pulp, era la metà degli anni '80, ero più giovane di quasi vent'anni e credevo che certi disegni li potessero fare solo gli americani, Cesare Reggiani o Franco Storchi.

Fu in quel momento che mi decisi ad apprezzare di più gli illustratori nostrani, dal bianco e nero del mitico Giuseppe Festino al colore pieno dello schivo Dino Marsan, passando per una galleria di artisti che hanno segnato profondamente l'immaginario collettivo di ogni appassionato italiano di sf: i fumettoni di Roberto Bonadimani, il tratto surrealista di Alessandro Bani, le provocazioni di Giuseppe Mangoni, il raffinato melange stilistico di Eta Musciad. Le visioni di Karel Thole e gli inquietanti ambienti di Oscar Chiconi.

Di ognuno di loro serbo un ricordo prezioso, legato ad un opera in particolare o a una serie di disegni, e non riuscirò mai a stilare una graduatoria in ordine di preferenza. A rischio di sembrare retorico, devo dire che tutti indistintamente mi hanno donato e continuano a farlo - basta dare uno sguardo alle pareti di casa mia - significativi momenti di arricchimento.

Marco Patrito significa per me il superamento di una certa barriera espressiva; intellettualmente appartiene alla stessa generazione di tutti quelli che ho nominato, ma ha osato andare oltre. Chi ha visto Sinkha sa di cosa sto parlando e gli altri farebbero bene a darle un'occhiata.

Delos: Come nasce Marco Patrito e a chi, artisticamente, "deve" qualcosa?

Marco Patrito: Dipende dal significato che si vuole dare a questa domanda. Ho frequentato scuole artistiche, mi sono laureato in architettura, ho fatto il pittore e l'illustratore pubblicitario.

Poi, un giorno del 1980, a Parigi ho incontrato Chris Foss ed ho improvvisamente capito cosa realmente volevo fare: l'illustratore di fantascienza. Foss determinò la svolta ma non mi ispirai al suo stile sebbene ne fossi rimasto fortemente impressionato.

Delos: Cosa ha influenzato e cosa stimola di più la realizzazione delle tue opere: la tecnologia, il sense of wonder o l'utilizzo delle nuove tecniche realizzative?

Marco Patrito: Sicuramente il "sense of wonder". Tutto il resto è solo il mezzo per arrivarci: ho disegnato per molti anni con i pennelli e poi con l'aerografo, ora utilizzo il computer attraverso il quale i miei disegni si sono trasformati in animazioni ed ambienti tridimensionali. Domani sarà cinema interattivo. Non mi interessa qual'è lo strumento che utilizzo, l'importante è che mi supporti meglio possibile nel rappresentare le atmosfere e le sensazioni che voglio raccontare.

Delos: C'è qualcosa, delle tecnologie utilizzate per la realizzazione delle tue opere, che come artista ti fa sentire a disagio?

Marco Patrito: Il non poter più essere un "solitario". A metà della lavorazione di Sinkha ho dovuto accettare il fatto di essere obbligato a formare un team. E' come fare un film: il regista da solo non basta. Anche se sa scrivere un copione ed impara ad usare la camera ed è capace di creare effetti speciali non può fare tutto da solo.

Delos: Quali sono state le tappe importanti della tua vita artistica, a cominciare dai tuoi inizi su Pulp, se sono stati il vero inizio, fino ad arrivare alla Virtual Views?

Marco Patrito: Ho iniziato pubblicando alcune copertine di fantascienza ma mi sono subito spostato verso il fumetto. Le mie storie sono state pubblicate in molti paesi europei. Nel frattempo l'attività di copertinista sf riprendeva consistenza sino a sfociare in una collaborazione continuativa con Mondadori. A tutt'oggi ho pubblicato più di cento copertine per libri e collane di fantascienza ed è un buon traguardo, considerando che la maggior parte del mio tempo è destinata al multimediale.

Delos: Oltre l'artista: chi è in realtà Marco Patrito, come e con chi vive?

Marco Patrito: Questa è una domanda difficile perché negli ultimi anni sono stato travolto dagli eventi ed ora temo che oltre all'artista ci sia un tecnico, un manager, un uomo di pubbliche relazioni e non so che altro, ma sicuramente una persona con troppo poca vita fuori dal lavoro. Fortunatamente mia moglie Laura lavora con me in Virtual Views e quindi riusciamo a passare molto tempo insieme.

Delos: Come è composta la tua "stazione di lavoro", quale hardware, oltre al software, utilizzi nelle varie fasi di lavorazione e come esso si è evoluto nel tempo?

Marco Patrito: In Virtual Views lavoriamo su piattaforme Mac Os ed utilizziamo Windows solo per testare il prodotto finito. La mia stazione di lavoro è un Daystar Genesis con quattro processori PowerPc: una potenza enorme in confronto alla macchina con la quale ho iniziato Sinkha più di cinque anni fa. Era un Macintosh Fx circa cento volte più lento ma con il medesimo prezzo dell'attuale Genesis! E' facile immaginare quanta fatica ci volesse per produrre immagini in computergrafica 3D con quella macchina.

Io credo che, dal punto di vista tecnico, il grande merito di Sinkha è di essere nato allora, quando la computergrafica era in piena preistoria. Allora cose simili a Sinkha venivano realizzate solo su costosissime workstations grafiche e se avessi avuto la forza di completarlo rapidamente avrebbe sicuramente stupito molto più di quanto possa fare oggi.

Delos: Pur essendo l'artista tecnologicamente più "avanzato" o quantomeno predisposto, la tua produzione non si è mai fatta irretire dal miraggio cyberpunk; esiste un motivo?

Marco Patrito: Sinkha è in parte cyberpunk, così almeno è stato definito da alcuni, mentre la maggior parte delle mie copertine non lo è; in realtà io non vorrei avere un'etichetta che mi classifichi.

Io amo i contrasti e credo che anche per il lettore, o lo spettatore, nulla possa essere più mozzafiato di un improvviso ed inaspettato cambio di atmosfera.

Oppure le sensazioni prodotte da un lento ma inesorabile passaggio dalla più asettica delle tecnologie al degrado cyberpunk, per poi scivolare rapidamente in un paesaggio di verdeggiante natura, che a quel punto ti apparirà quasi alieno.

Per fare questo è necessario avere un proprio stile ma non essere fortemente legati ad un "genere".

Delos: Tra le tue preferenze letterarie possono essere annoverati sia autori di sf che di fantasy e quali sono stati i più importanti nella tua maturazione culturale e artistica?

Marco Patrito: Anni fa leggevo moltissimo, ovviamente soprattutto fantascienza; ho una libreria piena di Urania a partire dal numero 1.

Non credo di poter citare alcuni autori sopra ad altri, anche se ho sicuramente subito il fascino, come credo molti appassionati di sf, di alcune opere di Clarke, del ciclo del pianeta Tschai di Vance, delle visioni di Dick e, più recentemente, della capacità descrittiva di Banks.

Delos: Sinkha non è solo una bella opera iconografica; in essa sono presenti molti elementi legati a diverse tradizioni culturali. Quali, tra le tue preferenze in fatto di musica, di cinema e di letteratura, ha fatto da contorno a questa impresa?

Marco Patrito: Amo molto la musica di Jarre ma a parte ciò non riesco ad identificare elementi precisi nell'ambito cinematografico o letterario che possano avere legami con Sinkha, anche se è vero che i più bei film di fantascienza hanno creato una sorta di standard nella visualizzazione del fantastico che inevitabilmente finisce per influenzare pubblico e creativi.

Delos: Vedremo mai Sinkha in forma patinata?

Marco Patrito: Sinkha è stato pubblicato negli Stati Uniti il mese scorso in una versione a fumetti su un numero speciale della mitica rivista Heavy Metal.

In Italia il fumetto d'autore vive un periodo di crisi e quindi per ora non sappiamo ancora se e quando lo pubblicheremo.

Illustrazioni: in alto, Marco Patrito; nella pagina, tre copertine di Marco Patrito per Mondadori.