Delos 31: Pensiero Stocastico Pensiero Stocastico

di Roberto Quaglia

quaglia@fantascienza.com

internet invaders e il trionfo

dell'obsolescenza programmata

Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.

Eccoci ancora una volta lanciati, amici, verso l'oblio consueto che ci riserva uno dei Valori Emergenti: l'Obsolescenza Programmata.

L'industria consumistica vive e prospera sull'Obsolescenza Programmata, questo ormai lo sanno tutti. Quando si immette sul mercato un prodotto, già si sa quando esso sarà da buttare via. In caso contrario, non lo si mette sul mercato. Ogni utensile è quindi progettato per rompersi o per smettere ben presto di servire a qualcosa, perché altrimenti nessuno dopo un po' comprerebbe più niente. Quando inventarono le lampadine alogene, per parecchio tempo non le misero sul mercato dato che esse avevano un difetto inaccettabile: erano eterne, non si bruciavano mai. Tempo e soldi investiti nella ricerca "scientifica" ovviarono infine a questo problema, e oggi le lampade allogene dopo un po' si fulminano, per la soddisfazione di chi intende continuare a vendercene altre. L'industria automobilistica strombazza circa le virtù delle nuove carrozzerie delle vetture, garantite contro la ruggine per ics anni; in realtà, esse sono garantite per la ruggine esattamente dopo ics anni. Così come i motori sono programmati per rompersi dopo tot anni, le marmitte a bucarsi, i carburatori ad intasarsi, le centraline elettroniche a inchiodarsi, eccetera eccetera. Ci fu se non erro una volta un tale che produsse una macchina garantita per mille anni, ovvero progettata per non rompersi. Fallì miseramente. Chi per caso si ritrova in casa un vecchio frigorifero degli anni cinquanta, comprende quali passi da gigante abbia nel frattempo compiuto l'industria. Il frigo degli anni cinquanta infatti non si romperà mai - un clamoroso errore di progettazione! I bellissimi frigoriferi moderni invece, riescono ad unire ad un aspetto sano, funzionale ed indistruttibile, l'invisibile garanzia di una data di autodistruzione prefissata. E questo, oggi, vale per tutto.

Ed inizia a valere anche per le faccende astratte, per le idee, le ideologie, i miti ed i concetti. Una volta, idee, ideologie, miti e concetti sorgevano spontanei per fare il loro naturale corso. Giungevano all'obsolescenza in modo naturale ed imprevedibile, allo stesso modo in cui erano nati. Nell'arco della loro esistenza erano però entità reali, in un certo senso vive e dotate di un insondabile ed ineffabile arbitrio proprio. Una visione del mondo si affermava sulle altre determinando il modo di pensare di milioni di persone, quindi d'un tratto crollava, superata da un'ideologia successiva. Una corrente artistica sbocciava in un quartiere di Parigi o Londra o New York e di colpo si propagava in tutto il mondo, mutando il gusto e l'estetica delle persone ovunque, per quindi cedere il passo ad un momento artistico successivo. Nuovi modi di fare musica comparivano destando genuino scandalo e genuino seguito. Oggi, anche in queste sfere fa irruzione l'Obsolescenza Programmata. L'industria confeziona pop-star come fosse pizza al taglio: miti a quadrati precisi, ordinati nel finto disordine di quei due o tre soliti ingredienti, edibili solo appena sfornati perché già si sa quanto la pietanza impiegherà a freddarsi e sarà da buttare via assieme all'auto nuova già da rottamare. Nei secoli, il modo di vestire dell'umanità è mutato lentamente ed in modo spontaneo. Oggi gli stilisti fanno sfilare le modelle per indurti ad acquistare gli abiti che il prossimo anno sarà di pessimo gusto indossare. I politici ti invitano a votare per le idee che fra sei mesi essi avranno cambiate e per i programmi che evidentemente dovranno essere riscritti. L'Obsolescenza Programmata ha invaso il campo delle idee. I giornali ostentano indignazione e commozione per eventi che essi domani completamente ignoreranno, sentimenti falsi e fittizi la cui obsolescenza è programmata già per i giorni (o le ore) a venire. I quotidiani stessi sono un capolavoro di Obsolescenza Programmata: sono validi un giorno soltanto, e il mattino dopo tutto quello che c'è scritto è già da buttare via.

L'Obsolescenza Programmata paga. Più rapida l'obsolescenza, più rapido il guadagno. Maestro mondiale indiscusso di quest'arte il famigerato connubio Microsoft-Intel, orchestrato dal mitico Bill Gates: dopo decenni di sviluppo dell'industria dei computer e del software, oggi finalmente, con Windows 95, il computer che tu hai in casa è obsoleto per definizione, anche se lo hai comprato dieci minuti prima. E Bill Gates, infatti, è l'uomo più ricco del mondo.

Tornando all'astratto, l'Obsolescenza Programmata oggi vale per la tua vita stessa. Ti inculcano fin dall'inizio il concetto che tu debba lavorare tutta la vita per potertene andare in pensione. Andare in pensione diventa quindi l'obiettivo di una vita appena iniziata, e lo rimane durante lo svolgimento di tutta la stessa. Ti viene quindi inculcato il fatto che tu debba agire per la sola funzione di diventare un giorno obsoleto e... non ci sono dubbi: a tempo debito sarai obsoleto. L'Obsolescenza Programmata si realizza sempre. Quando ti sei lasciato programmare a diventare obsoleto hai scelto il Premio di Rottamazione come il prezzo a cui svenderti l'unica vita che hai. In passato, e per tutta la storia dell'Uomo, la sopravvivenza da vecchi era il premio di una vita effettivamente vissuta. Sopravviveva da vecchio solo chi aveva adeguatamente vissuto durante la vita, chi aveva figliato ed educato una prole in grado di prendersi cura di te anziano, chi aveva più economizzato e costruito che dissipato e distrutto. Oggi sopravvive da vecchio più facilmente chi meno si sia avventurato a vivere in vita. Sopravvive meglio chi appieno affoga il proprio spirito nella moderna filosofia dell'Obsolescenza Programmata, per lo stesso motivo per il quale alla fine ci si rassegna nauseati ad usare Windows 95 dopo avere - in un tempo passato incredibilmente remoto - intensamente goduto il possesso di uno Spectrum Sinclair, di un Commodore 64 o di un PC con il DOS 3.0.

E pure ora che ci affaccendiamo a ordire le nostre piccole trame su Internet, siamo irreversibilmente succubi dei dettami dell'Obsolescenza Programmata. Teorizziamo sulla rete delle reti nella perfetta consapevolezza che qualsiasi cosa noi diciamo sarà obsoleta nel giro di mesi - pochi anni al massimo! Talvolta anche poche ore possono risultare fatali. In varie occasioni mi è capitato di formulare ipotesi circa i possibili sviluppi futuri di Internet, per poche ore dopo leggere su qualche rivista che quanto io mi ero indaffarato a profetizzare era in effetti già stato messo in cantiere. Se decidiamo di confezionare alcune paginette sul Web, non lo possiamo fare senza mettere nel conto il fatto che ben presto esse andranno rifatte meglio, con le nuove tecniche e risorse che lo sviluppo di Internet ci metterà a disposizione domani. Qualsiasi cosa noi ci si metta a fare su Internet e con Internet, è una cosa che nasce già vecchia e sarà presto obsoleta. Sapendolo, noi stessi non possiamo evitare di programmare l'obsolescenza di ciò che facciamo. In effetti, tutto ciò che pensiamo in riferimento ad Internet è già obsoleto in partenza. Siamo obsoleti per il solo fatto di occuparci di Internet. D'altra parte, chi non si occupa di Internet è più obsoleto ancora.

Qualcuno ricorderà Space Invaders, uno dei primissimi videogiochi che fece la sua comparsa in tutte le sale giochi, a cavallo fra gli anni settanta e ottanta. Mitico ma obsoleto. Ebbene, tutto ciò che oggi sta accadendo su Internet un giorno poco lontano sarà mitico... ed obsoleto. Sapendolo in anticipo, possiamo provare a goderci i brividi del futuro mito mentre lo viviamo... se ci riusciamo. Non è così semplice. Paradossalmente, un mito è tale soprattutto quando non c'è. Ora che Internet è un mondo che un giorno sarà mitico, sono in pochi ad accorgersene. Si accorgeranno che era mitico quando in effetti non lo sarà più. Allora, vediamo, cos'è che può fare di Internet oggi il mito di domani? Quali suggestive peculiarità di Internet possiamo divertirci a notare come se esse non fossero obsolete - e non fosse in realtà già obsoleto il notarle?

Mi piace pensare ad Internet come al Klondike del quale parla Zio Paperone nei fumetti di Paperino. Una terra di nessuno (o è già di qualcuno?) nella quale chi prima arriva, meglio alloggia, un ecosistema in rapida evoluzione e ricco di spazio nel quale finalmente non c'è in prevalenza chi già occupa fin troppi spazi nella realtà non virtuale. Avete notato che la maggioranza dei cosiddetti VIP sovra-rappresentati nella Realtà Televisiva Italiana sono decisamente sotto-rappresentati su Internet? Il popolo di Internet è per ora un popolo diverso da quello che infesta i teleschermi dei televisori che inquinano di porcherie i nostri salotti. Già questa cosuccia renderà probabilmente l'Internet odierno mitico agli occhi dei posteri.

Internet è uno spazio immaginario che tuttavia subisce incessantemente invasioni su invasioni - e c'è sempre posto per tutti! Invade Internet il porno. Migliaia o milioni di immagini in rappresentanza di tutte le varietà immaginabili di modalità d'accoppiamento sessuale girano vorticosamente per il Web, risucchiate da un computer all'altro del globo terrestre, e premono per affacciarsi sul tuo monitor se appena tu ti distrai un attimo - tale è infatti oggi l'assedio del porno su Internet. Tuttavia, se non ti distrai un attimo, di tale invasione puoi in realtà non accorgerti mai. Tale pressante assedio in realtà non è affatto tale se semplicemente eviti di cedere alla tentazione dell'interesse a riguardo. Chi trova bambini nudi su Internet se li è sempre andati a cercare. Altra invasione è quella della pubblicità. Aggrediscono la tua casella postale e ti riempiono di spazzatura il computer peggio che la cassetta delle lettere nel tuo portone di casa. La miglior invasione è quella delle buone idee. Entità sconosciute giungono alla massima notorietà e diffusione in tutto il mondo-Internet in virtù della eccellente qualità dell'idea avuta. Parlo di Geocities, Linkexchange, Amazon.com, tanto per fare qualche abusato esempio. Ma l'aspetto più romantico (e lievemente sinistro) di Internet si manifesta nell'opportunità che individui singoli privi di mezzi che non siano il loro puro intelletto invadano il ciberspazio con le rappresentazioni di sé bypassando i mediatori che in tutte le altre sfere della società umana sempre si frappongono fra un individuo che intende comunicare qualcosa agli altri e... gli altri. Se di molti tizi famosi nel mondo esterno, su Internet non c'è proprio un bel nulla, di molti individui quasi inesistenti nel mondo esterno su Internet si trova di tutto. La più grossa invasione di Internet è quindi quella dell'umanità. L'umanità sta invadendo Internet ed è un'invasione che obnubila la presenza sul Web delle star, delle multinazionali, dei governi, di tutte quelle entità disumane che nella realtà esterna si sono gonfiate troppo. L'umanità sta invadendo Internet e si tratta a grandi linee della parte migliore dell'umanità: l'umanità giovane, l'umanità emergente. Questo momento è lo stato attuale della rete, in realtà già obsoleto mentre ne parliamo, e nessuno può davvero dire cosa seguirà a breve. L'invasione di Internet da parte dell'umanità è il segno di un importante salto di paradigma. Quale? E chi lo sa? Quando lo si saprà il salto sarà stato ultimato e si parlerà dell'oggi come della mitica epoca in cui ciò avveniva, il mitico momento nella storia dell'umanità nel quale accadde ciò che in questo momento non comprendiamo che stia accadendo. Una sola cosa è certa. Gli Internet Invaders sono fra noi.