racconto di

Roberto Beccalli

Splatter

Questo racconto di Roberto Beccalli contiene numerose conferme e una novità. La novità riguarda il fatto che l'autore è un altro dei tanti esordienti di talento che compaiono per la prima volta su Delos e che, almeno così ci auguriamo, riuscirà a far parlare ancora bene di sé. Le premesse ci sono tutte, ora dipende da quello che Roberto riuscirà a fare delle sue capacità. Le conferme, invece, si riferiscono al fatto che questo racconto è stato selezionato per la pubblicazione su Delos dopo che è giunto in finale all'ultimo premio Lovecraft (premio che, novità dalla prossima edizione, consentirà ai racconti finalisti di uscire non solo su "Terzo Millennio" e "Delos", ma anche su "Carmilla", la rivista diretta da Valerio Evangelisti), e che, ancora una volta, risulta sempre più vero il fatto che difficilmente in fantascienza ( o in horror e fantastico) si riescono a inventare nuove idee, e che pure gli autori che riescono a ottenere dei risultati convincenti solo quelli che le vecchie idee sanno affrontarle con un piglio tutto nuovo, per riscriverle in modo interessante e coinvolgente. Roberto ha fatto questo in "Splatter", e la sua scrittura riflette esattamente, come il contenuto del racconto, il titolo che ha scelto per il suo racconto. (Franco Forte)

-- Cinque per cinque venticinque. Sei per cinque trenta. La capitale dell'Irlanda è Dublino.

Giampi scrutava la strada che si snodava sotto i fari della Uno 45 con le portiere rigate e il tetto mangiato dalla ruggine, declamando tabelline e capitali europee per mantenere il cervello attivo. Finché il cervello rimaneva attivo non c'era pericolo di trasformarsi in uno di quei mostri mangiacarne che popolavano la città e che uscivano di notte in cerca di cibo. Bastava un attimo di distrazione, un'occhiata alla televisione che trasmetteva quei quiz per imbecilli e il germe del rincoglionimento avrebbe trasformato la materia grigia in quella poltiglia verde che era all'origine del processo irreversibile di mutazione.

Il paesaggio illuminato dai fari era da brivido. La maggior parte delle case erano andate bruciate nel grande rogo di due anni prima. Le carcasse delle auto giacevano ai lati delle strade, le vetrine dei negozi erano sfondate. Sacchi di immondizia sventrati, macerie, cadaveri putrefatti circondati da orde di topi grossi come gatti.

Ovunque c'era odore di merda e di piscia.

Quello era il territorio degli zombi, il luogo dove si radunavano per partire alla ricerca di cibo. Era necessario ammazzarne quanti più se ne poteva, impedire che arrivassero nei quartieri popolati. Questo era il compito delle Ronde.

Seduto al posto del passeggero, Franchino fischiettava un motivo accarezzando la canna del fucile a pompa. Giampi girò la testa di scatto e disse - Smettila. Fischiare la pubblicità aiuta il processo di trasformazione.

...Smettila. Fischiare la pubblicità aiuta il processo di trasformazione.... Franchino sorrise sprezzante. -- Non ti preoccupare, proprio ieri ho finito di leggere un saggio di filosofia.

-- Sarà... -- disse Giampi, tornando a concentrarsi sulla strada. Aveva visto parecchie persone cadere vittime del germe. Persone normali che guardavano troppa televisione e che correvano nei supermarket a comperare prodotti superflui.

Persone che piano piano perdevano la propria identità, trasformandosi in creature capaci di esprimersi solamente con gli slogan pubblicitari. Aveva perso l'intera famiglia in questo modo.

Padre, madre e sorella col cervello in pappa da un giorno all'altro, esseri umani regrediti allo stadio animalesco che avevano cercato di divorarlo. La cosa più terribile era stata ucciderli. Un colpo di fucile nella testa di ciascuno e la massa verdastra che alloggiava nelle loro scatole craniche era volata contro il muro del salotto. Aveva pianto per un po', poi si era reso conto di aver fatto la cosa migliore: li aveva liberati.

In breve tempo l'ordinamento sociale era crollato sotto le orde fameliche dei morti viventi. C'erano state sommosse popolari, incendi e massacri, mentre la televisione continuava a mandare in onda serial televisivi e programmi nazionalpopolari. Dietro a tutto questo c'era naturalmente un disegno politico... per anni il Governo aveva ammansito la popolazione con trasmissioni demenziali, una sorta di oppio telematico che aveva il compito di distogliere l'attenzione dai problemi reali, e quando gli zombi assalirono il Parlamento banchettando con i corpi degli onorevoli, la frittata era fatta.

Tre zombi, chinati in mezzo alla strada a disputarsi i resti di un gatto, emersero all'improvviso dall'oscurità, illuminati dalla cruda luce dei fari.

-- Guarda! Guarda! -- C'era eccitazione nella voce di Franchino. Ogni volta che vedeva uno zombi si lasciava prendere dalla frenesia. Giampi sospettava che fosse solamente un sadico di merda. A volte, prima di fargli saltare il cranio, si divertiva a crivellarli di colpi, oppure gli dava fuoco. Non disdegnava neppure la sega elettrica e aveva una collezione di mani amputate che teneva inchiodate nella camera da letto.

Scese dalla macchina e avanzò deciso verso l'allegro terzetto. Con un movimento del braccio caricò il fucile. -- Ehi, picchiatelli! -- gridò. -- Inizia lo show.

I tre zombi girarono le loro facce pallide. Occhi vacui che brulicavano di vermi si posarono sugli uomini davanti a loro. Uno si alzò e con la sua camminata da marionetta avanzò verso Giampi. Dalla bocca gli pendeva la coda spelacchiata del gatto. Camminava a piedi nudi e ad ogni passo lasciava brandelli di carne sull'asfalto.

Giampi sfilò la pistola dalla fondina sotto l'ascella e sparò due colpi. Il primo colpì lo zombi al petto, arrestando la sua ridicola camminata, il secondo gli fece volare via la mascella in una nube di frammenti d'osso e denti.

-- Cristo... -- imprecò Giampi. Non era mai stato un buon tiratore. Avanzò di un passo verso lo zombi che ancora si reggeva in piedi, con la mascella che gli dondolava sotto il mento, e gli piazzò un proiettile nella fronte.

Udì la risata sguaiata di Franchino. -- Stai a guardare, ragazzo.

Con una pedata allontanò uno degli zombi. L'altro fece per alzarsi, ma era talmente lento che Franchino fece in tempo ad accendersi una sigaretta prima di colpirlo alla testa col calcio del fucile. Lo zombi cadde sulla schiena, agitando braccia e gambe come una tartaruga rovesciata sul guscio. Franchino lo inchiodò a terra affondandogli lo stivale sotto il mento.

Il secondo zombi stava tornando all'attacco. Strisciava sulle ginocchia, allungando le mani nel tentativo di afferrare le caviglie di Franchino. Apriva e chiudeva la bocca a scatti, facendo sbattere i denti con lo stesso rumore delle nacchere.

-- Niente cibo per te, stasera -- disse Franchino. -- Sono un tipo indigesto. -- Ruotò il braccio che reggeva il fucile e infilò la canna nella bocca dello zombi. Spinse un po' per essere sicuro che fosse incastrata bene e tirò il grilletto.

Lo sparo fu assordante. Giampi si tappò le orecchie e vide un ventaglio di goccioline verdi irradiarsi nell'aria. Franchino scrollò il fucile per liberarlo dai ciuffi di capelli che erano rimasti appiccicati e tornò a occuparsi dello zombi che teneva sotto il piede.

-- Ottima serata -- ghignò, tirando una boccata di fumo. Si chinò, reggendo il mozzicone tra le dita, e lo infilò nell'occhio dello zombi. Il morto vivente si dimenò, annaspando con le braccia nell'aria.

-- Dai, Franchino, finiscilo -- disse Giampi, a disagio. Quel genere di spettacolo non lo aveva mai entusiasmato. Un conto era farli fuori, pur con tutto lo schifo che questo rappresentava, e un conto era divertirsi a fare il macellaio.

-- Vaffanculo -- ringhiò Franchino arricciando le labbra. Appoggiò la canna del fucile sull'occhio dello zombi dal quale spuntava il filtro della sigaretta e sparò.

La caccia era stata buona. Avevano sorpreso una mezza dozzina di zombi che ciondolavano in mezzo alla strada in cerca di cibo e li avevano fatti saltare come birilli. Franchino ne aveva preso uno che ancora si muoveva e l'aveva chiuso nel bagagliaio della Uno con l'intenzione di portarselo a casa per divertirsi più tardi.

Giampi si era opposto e ne era nato un mezzo parapiglia. Alla fine Franchino aveva sfogato la sua ira fracassando la testa dello zombi a colpi di cric e non contento lo aveva cosparso di benzina dandogli fuoco. Solamente guardando le fiamme che guizzavano nell'aria era sembrato calmarsi. Giampi aveva osservato la scena enunciando sottovoce teoremi di geometria, interrompendosi una sola volta per vomitare.

Erano saliti in macchina senza scambiarsi una parola e ben presto Franchino si era addormentato stringendo il fucile al petto. Poi Giampi si era fermato perché doveva pisciare e mentre innaffiava un pezzo di muro aveva sentito la musica galleggiare nell'aria.

-- Svegliati -- disse scuotendo Franchino per un gomito. -- Dai, apri quegli occhi.

Con un grugnito Franchino si destò e con un movimento automatico caricò il fucile. Era buona regola farsi sempre trovare pronti a qualunque evenienza.

Giampi rimase in silenzio, aspettando che il compagno si accorgesse della musica da solo.

Franchino scese dall'auto e sembrò fiutare l'aria. -- Da dove viene?

-- Sembra provenire da là -- Giampi indicò una chiesa poco distante dal punto dove si era fermato a orinare. Quella musica gli era famigliare e tra le note aveva udito in sottofondo una voce. Assomigliava a quella della presentatrice bionda che aveva impazzato su tutti i canali televisivi, quella che regalava milioni con i quiz e che strillava come una pescivendola.

La musica cresceva d'intensità via via che si avvicinavano alla chiesa. Ora Giampi udiva distintamente scroscianti applausi mischiati a parole che aveva sepolto da tempo nei recessi più profondi della mente. Erano parole che mettevano i brividi e che gli evocavano le immagini terribili dei suoi genitori morti con la testa spappolata.

Come ti chiami da dove chiami... dammi un aiutino ti prego... complimenti per la trasmissione...

Il massiccio portone della chiesa era socchiuso. Franchino lo spinse con la canna del fucile e sbirciò all'interno. Alcuni faretti collocati nella volta proiettavano coni di luce gialla sulle prime file di panche. ...ordinatamente seduti sopra di esse, c'erano una ventina di zombi in silenziosa contemplazione del megaschermo che si innalzava sopra l'altare... Ordinatamente seduti sopra di esse, c'erano una ventina di zombi in silenziosa contemplazione del megaschermo che si innalzava sopra l'altare.

Franchino ritrasse la testa di scatto con un singulto. -- Perdio ragazzo, non guardare! Non guardare per nulla al mondo.

-- Cos'hai visto?

Franchino si toccò gli occhi in un gesto protettivo. -- C'è la televisione, là dentro. Un megaschermo del cazzo che trasmette quiz del cazzo. -- Sputò per terra e si fece il segno della croce. -- Credevo che non esistessero più segnali radiotelevisivi da almeno due anni.

-- Infatti è così -- disse Giampi. -- I ripetitori sono stati abbattuti, i televisori distrutti. Nello spazio non si trova traccia di un'onda radio.

Il viso di Franchino si accartocciò in una smorfia. Avvicinò il faccione a quello di Giampi e sibilò. -- E allora come lo spieghi, questo?

-- Non me lo spiego, ma ho intenzione di scoprirlo.

-- Vuoi entrare..? -- Franchino si grattò il mento perplesso. Avvertì un formicolio salirgli per la schiena, cosa assai strana per uno come lui abituato a risolvere i problemi a colpi di fucile, e lo considerò un brutto presentimento. -- Senti, Giampi, forse è meglio... -- Scrollò le spalle, come se volesse togliersi di dosso la paura e strinse con più forza il fucile. -- Va bene, entriamo, ma teniamo gli occhi bassi.

Sgattaiolarono dentro e strisciarono sulle ginocchia, tenendo gli occhi incollati al pavimento per evitare di guardare lo schermo, fino a raggiungere l'ultima fila di panche immerse nell'oscurità.

La musica era suadente e tentatrice e prima che Giampi se ne rendesse conto vecchi spot pubblicitari gli affiorarono nella mente in un turbinio di immagini e slogan. Alzò la testa e guardò ipnotizzato lo schermo. La presentatrice bionda parlava e rideva, reclamizzando questa e quella marca. Poi l'immagine cambiò ed ecco apparire una pornostar bonazza in guepiere nera che mostrava cassette hard.

Seguirono alcune scene di sesso estremo e le figure si mischiarono ancora una volta. Adesso una show girl con l'auricolare cantava e ballava in mezzo a un pubblico di ragazzi.

Zapping... disse una voce lontana nella mente di Giampi. Fissava lo schermo con un sorriso scemo incollato sul viso. La musica gli entrava nelle orecchie e gli accarezzava il cervello, sbriciolando gli ultimi barlumi di volontà. Gli occhi avidi esigevano sempre nuove immagini. Sentiva il germe insinuarsi nella materia grigia.

La mano di Franchino gli si abbatté ad artiglio sulla spalla trascinandolo a terra.

Urtò il naso contro il pavimento freddo e il dolore gli snebbiò il cervello.

-- Ma sei scemo! -- ringhiò Franchino, sbavando dagli angoli della bocca. -- Vuoi diventare come loro? Vuoi cibarti di carne umana? Stavi assimilando il germe, pezzo di somaro!

Giampi scrollo la testa, intontito. C'era andato maledettamente vicino... era stato a un passo dal trasformarsi in zombi. Rabbrividì ancora di più al pensiero che Franchino non avrebbe esitato a spappolargli la testa.

-- Mi sono distratto. Non succederà più.

-- Distratto un cazzo. Ti avevano quasi preso, questa è la verità. -- Franchino avvicinò la guancia al calcio del fucile e accarezzò il grilletto. -- Adesso faccio saltare lo schermo e un po' di teste morte. -- Ridacchiò sottovoce, inumidendosi le labbra.

-- Stasera mi tocca fare gli straordinari.

-- Aspetta -- disse Giampi. Con la mano gli spostò il fucile.

Franchino abbassò lo sguardo per evitare di fissare a lungo lo schermo. Sbuffò spazientito. -- Senti, tu ripassa le tabelline e io penso a fare pulizia. -- Dalla tasca dei jeans estrasse una manciata di proiettili che dispose sul pavimento. -- Non impiegherò più di cinque minuti, sono talmente lenti che non avranno il tempo di alzarsi.

-- Non ti interessa sapere chi ha messo quell'affare in chiesa? -- Giampi indicò il megaschermo. -- E soprattutto, perché è stato messo.

Gli occhi di Franchino assomigliavano a due lame, il viso era una maschera di granito. Rifletté sulle parole del compagno e annuì. -- Certo che è molto strano... Qual è il piano?

Giampi si acquattò sul pavimento e strisciando cominciò ad allontanarsi dalle panche. -- Seguimi -- bisbigliò.

Franchino lanciò un'occhiata agli zombi, sempre in contemplazione dello schermo, e strisciò a sua volta.

Proseguirono a carponi mantenendosi nella zona d'ombra lungo il lato della chiesa. Giampi recitava sottovoce vecchie poesie che risalivano all'epoca scolastica. Alle sue spalle, Franchino mormorava formule fisiche. Quando passarono accanto agli zombi, tacquero entrambi. I morti viventi seguivano il ritmo della musica ciondolando la testa avanti e indietro e tenevano le mani giunte come se pregassero. Franchino brontolò qualcosa di incomprensibile e volse lo sguardo.

Quando giunsero davanti a una porta con la targa "SAGRESTIA", Giampi allungò la mano verso la maniglia e provò a ruotarla. Uno spicchio di luce si stagliò sul pavimento. Trattenne a stento un'esclamazione di stupore e velocemente si infilò nella stanza seguito da Franchino.

Assomigliava a una sala di registrazione. Apparecchiature sofisticate ronzavano in sottofondo. Mixer, dolby, microfoni e addirittura un monitor a circuito chiuso che trasmetteva le immagini in primo piano degli zombi. Impilate in un angolo della stanza c'erano numerose videocassette. Franchino ne raccolse una e guardò l'etichetta. -- Domenica con voi... ma non era quel programma che andava avanti ininterrottamente per dodici ore?

Giampi prese un'altra videocassetta. -- Famiglie a confronto.

I due uomini si scambiarono un'occhiata interrogativa e continuarono a passarsi l'un l'altro le cassette. Vinci subito, Affari per tutti, Cuori infranti...Televendite, giochi a premi, contenitori domenicali, varietà, soap opera, la causa del decadimento sociale era racchiusa in quelle videocassette.

-- Stanno guardando una registrazione -- disse Giampi indicando il monitor. -- Ma perché?

-- Bruciamo tutto -- suggerì Franchino.

Per una volta si sentì d'accordo col compagno. Nel bagagliaio della Uno c'era una tanica da venti litri, sufficiente per appiccare il fuoco a quella centrale televisiva. Mosse un passo e si fermò di colpo, sbalordito per quanto stava accadendo.

Una delle pareti scivolò di lato rivelando un'altra stanza e tre uomini. Uno indossava un camice bianco che lo faceva assomigliare a un dottore, gli altri erano armati ed erano zombi.

Giampi sgranò tanto d'occhi. Per essere dei morti viventi si muovevano velocemente, maneggiavano delle armi e avevano un'aria, come dire, intelligente.

Cosa assurda per una testa morta, pensò, ma non si sentì affatto rallegrato, soprattutto quando le canne dei fucili ruotarono verso le loro teste.

-- Signori, vi consiglio di deporre le armi -- disse l'uomo col camice. Schioccò le dita e uno degli zombi si mosse verso Franchino afferrandogli il fucile e strappandoglielo dalle mani. Franchino imprecò ma non oppose resistenza. I denti che spiccavano attraverso le labbra frastagliate dello zombi avrebbero convinto chiunque.

-- Chi è lei? -- disse Giampi all'uomo col camice. L'impressione era che comandasse gli zombi e che bastasse un suo gesto per scatenarglieli addosso.

Il volto dell'uomo si stirò in un sorriso bonario e indicò loro di seguirli nella stanza adiacente

-- Sono il dottor Catrame, colui che cambierà il mondo.

La seconda stanza era vuota, quattro pareti bianche completamente nude. Il dottor Catrame si fermò al centro della stanza, guardò Giampi con l'aria di chi sta per svelare chissà quale segreto e con il piede batté sul pavimento. Non accadde nulla e il dottor Catrame si lasciò sfuggire un sospiro; incrociò le braccia e batté di nuovo il piede, questa volta con maggior vigore. Giampi e Franchino si scambiarono un'occhiata stralunata ma prima che potessero realizzare un qualunque pensiero sul motivo di quell'assurda pantomima, una porzione di pavimento scivolò su sé stesso, rivelando una ripida scala che scendeva verso il basso di alcuni metri. Un radioso sorriso illuminò il viso del dottor Catrame che con un ampio gesto indicò l'apertura nel pavimento. -- Prego, signori, dopo di voi.

Scortati dagli zombi, i due amici scesero la scala e con grande sorpresa scoprirono che i sotterranei della chiesa erano stati trasformati in un vasto e ultramoderno studio televisivo dove uomini in camice bianco lavoravano alacremente attorno a tavoli di regia, monitor, mixer, computer. Montavano filmati, tagliavano scene, inserivano piste sonore sui nastri magnetici, fabbricavano videocassette.

-- Io... io non capisco... -- disse Giampi, affascinato e allo stesso tempo spaventato da quanto stava vedendo. -- Cosa stanno facendo?

-- Costruiscono il futuro -- disse il dottor Catrame. Appoggiò amichevolmente una mano sulla spalla di Giampi e lo guidò attraverso i tavoli. -- Il decadimento sociale nel quale è precipitato il genere umano in seguito alla contaminazione del germe del rincoglionimento ha provocato un cataclisma economico di vaste proporzioni nel campo pubblicitario. Nessuno guarda più la televisione e di conseguenza nessuno guarda più la pubblicità... anzi, proprio la pubblicità è stata indicata come una delle principali cause dello spargersi del germe. -- Il dottore scrollò la testa e arricciò le labbra. -- No, mio caro ragazzo, così non si poteva andare avanti. Le due maggiori multinazionali nel campo delle bibite in lattina, almeno ciò che rimaneva di questi colossi dopo la guerra che ha sconvolto il pianeta, hanno unito le loro forze nel Progetto Aurora, del quale io mi onoro di farne parte.

-- Qui stiamo dando i numeri -- grugnì Franchino. -- Progetto Aurora...mi ispira pazzi in testa e rottinculo.

-- Povero troglodita... -- disse Catrame. -- Non comprendi quello che vedi. Con i finanziamenti delle multinazionali è stato creato uno staff di scienziati con il compito di trovare il modo di educare gli zombi all'obbedienza verso l'uomo.

-- E lei c'è riuscito, vero dottore? -- disse Giampi guardando gli zombi dietro di lui

-- Questa chiesa è una specie di centro di rieducazione. Ma perché?

Catrame sorrise come un annunciatore televisivo, mettendo in bella mostra i denti

-- Andiamo con ordine, giovanotto. Ho scoperto che se gli zombi vengono esposti alla visione di filmati opportunamente manipolati, cioè normali trasmissioni come se ne facevano una volta, soap opera, televendite, festival canzonettari, ma con l'aggiunta, si badi bene, a livello subliminale, di sequenze di trasmissioni, diciamo culturali, il germe del rincoglionimento regredisce.

Naturalmente il mio scopo non è la guarigione totale del paziente, infatti mi accontento di sprigionare nella sua testa morta una scintilla di intelligenza... quel tanto che basta per farlo ubbidire a dei semplici ordini del tipo: attacca e uccidi.

Quando gli zombi saranno educati per quel tanto che gli consentirà di organizzarsi, ve li scateneremo addosso, distruggendo una volta per tutte la vostra stupida resistenza.

-- Lei ha trovato il modo di salvare l'umanità, dottore -- disse Giampi. -- E invece vuole distruggerla. Perché?

-- Distruggerla? Oh, no, ragazzo mio. Il mio scopo è creare una nuova razza, obbediente ma idota quanto basta per essere manipolata e soprattutto teledipendente.

La seconda fase del Progetto Aurora prevede un radicale lavaggio del cervello degli zombi, in modo che perdano la loro aggressività e tornino ad occuparsi di cose, diciamo più consone, alla loro nuova condizione: guardare la televisione e comperare prodotti inutili ad esempio, con grande profitto delle multinazionali che io modestamente rappresento.

-- Alla fine tutto si risolve in una questione di soldi. Spero che i suoi padroni la paghino bene, dottore -- disse Giampi in tono sprezzante. Un moto di rabbia impotente gli percorse il corpo da capo a piedi e strinse i pugni così forte da far sbiancare le nocche delle dita.

-- La pubblicità è l'anima del commercio -- sentenziò Catrame con un sorriso mellifluo. -- E la televisione è il suo profeta.

Giunsero davanti a una porta che il dottore si affrettò ad aprire. All'interno c'erano due sedie saldate al pavimento e un televisore collegato a un videoregistratore. Dai braccioli delle sedie pendevano dei robusti lacci di cuoio.

-- Qui termina il vostro giro turistico. -- disse Catrame indicando le sedie. -- I miei assistenti si prenderanno cura di voi e in pochi minuti diventerete degli zombi. State per raggiungere un nuovo livello di conoscenza. -- Raccolse una videocassetta posata sul televisore e guardò distrattamente l'etichetta prima di infilarla nel videoregistratore. -- Festival della canzone padana... spero sia di vostro gradimento.

Schiacciò il tasto play e uscì dalla stanza.

Uno degli zombi spinse Giampi sulla sedia e cominciò a legargli i lacci intorno ai polsi, mentre sullo schermo sfilavano le prime immagini. Dal televisore si levarono scrosci di applausi e un presentatore mummificato, che agitava l'aria con la mano in segno di saluto, gridò: -- Signore e signori beeenvenutiii!!

Giampi represse a stento un conato di vomito. L'odore che emanava lo zombi chinato su di lui era pestilenziale, di roba andata in decomposizione - E' finita... -- sussurrò rassegnato. La musica della prima canzone si stava già insinuando nella sua testa e tra meno di un minuto non avrebbe potuto fare a meno di guardare lo schermo, con tanti saluti alla sua integrità mentale.

-- Non è finita! -- tuonò il vocione di Franchino. Alle spalle aveva il secondo zombi armato di fucile. -- Non è ancora finita, ragazzo, almeno non finché lo decido io. -- Con un movimento rapido e armonioso si chinò ad estrarre il coltello che teneva infilato nello stivale e con una mezza giravolta lo piantò nella gola della carcassa ambulante.

Spinse in profondità e agitò la mano un paio di volte. Un fiotto di liquido nerastro gli inondò la camicia. Con uno strattone estrasse la lama e la conficcò fino al manico nella fronte del morto vivente.

-- Crepa! -- esclamò, spingendo lo zombi verso la parete.

-- Franchino, attento! -- L'avvertimento di Giampi lo fece voltare di scatto e le mani dello zombi lo mancarono per un soffio. Franchino saltò verso il televisore con la grazia di un ballerino classico e con le sue manone sollevò l'apparecchio e lo fracassò sulla testa del morto vivente. Si udì un gran botto e lo zombi cadde a terra tra scariche elettriche e spire di fumo nero.

-- Quando si dice forare lo schermo... -- ansimò Franchino, rosso in viso e col fiatone.

Raccolse il fucile e liberò Giampi dai lacci.

E adesso? -- disse Giampi, ancora frastornato. La stanza assomigliava a un mattatoio, zeppa di pozze verdastre e puzzolente di carne bruciata. Anche Franchino non aveva un bell'aspetto, imbrattato dal sangue dello zombie.

-- Sei tu il genialoide della squadra. Escogita un piano. Tra un po' qui sarà un gran casino, un andirivieni di zombi e di umani smaniosi di farci la festa.

-- Lo sai cosa c'è in ballo, vero? Questi bastardoni vogliono privarci della nostra volontà e manovrarci come marionette. Vogliono obbligarci a bere la loro acqua colorata e zuccherata per tutta la vita. Vogliono governare i nostri pensieri. Tu hai intenzione di permetterglielo?

La porta si aprì di colpo e un camice bianco svolazzò sull'uscio. Rapido come il fulmine, Franchino lo tranciò in due con una scarica di fucile. Pezzi di frattaglie e di ossa irrorarono le pareti. -- Assolutamente no -- grugnì Franchino, pulendosi le guance ricoperte di materia cerebrale col dorso della mano. -- Andiamo a fargli il culo.

Giampi sfilò la pistola che gli era stata sequestrata dalla cintura dello zombi sotto il televisore poi non riuscì a resistere oltre e si vomitò sulle scarpe.

Nel tempo impiegato per percorrere il corridoio che li separava dalla sala dove si fabbricavano le videocassette, i due uomini si sentirono investiti da una nuova e più importante missione che andava oltre la normale routine di ammazzazombi.

Erano consapevoli di essere l'unica speranza per il genere umano prima che il dottor Catrame passasse con la sua pialla mentale. Una sorta di paladini contro il Nulla Telematico, l'ultimo baluardo del libero pensiero. Spinti da questa nuova forza che si era radicata con prepotenza nel più profondo del loro animo, fecero irruzione nello studio televisivo.

-- Ehilà, bambocci! -- gridò Franchino spianando il fucile. -- Mi sa che vi butta male, stasera.

Decine di occhi si posarono sulle due figure apparse nella sala. Ogni attività cessò per incanto e nel silenzio si udì lo scatto del fucile a pompa che veniva caricato

-- Diamo inizio alle danze. -- Franchino disintegrò il banco di regia, poi concentrò la sua attenzione a disintegrare i tecnici. Seguirono alcuni istanti di fuoco intenso, con i tecnici che cercavano scampo dalle bordate dei due uomini e sofisticate strumentazioni che venivano polverizzate. Nel parapiglia generale la voce di Franchino sovrastava gli spari. -- Ve la do io la medicina! Ne volete ancora? -- Bang!

-- Ne volete ancora? -- Pim! Pum! Lordo di sangue come un maiale sgozzato, si aggirava in preda alla frenesia, calpestando i cadaveri e le budella spatasciate sparse sul pavimento Col calcio del fucile fracassò un monitor. Guardò Giampi con occhi scintillanti e un filo di bava che gli scintillava sui denti digrignati.

-- Dov'è Catrame?

Salirono le scale che conducevano alla botola e attraverso il monitor della sagrestia videro il dottore che impartiva ordini agli zombi radunati davanti al megaschermo.

-- Ci sta preparando il comitato di benvenuto -- disse Giampi.

-- Sono pronto a riceverli. -- Con una pedata Franchino spalancò la porta della sagrestia. Dietro di essa ad aspettarlo c'era uno zombi tutto denti che gli si lanciò addosso cercando di morderlo alla gola. Le mascelle schioccarono a pochi centimetri dalla giugulare di Franchino che lo respinse con la canna del fucile. Il morto vivente tornò all'attacco sospinto dall'istinto famelico e si beccò una fucilata in pieno petto.

Le interiora gli schizzarono attraverso la schiena; un'altra fucilata gli staccò di netto il braccio all'altezza del gomito. Ruotò su sé stesso come una trottola, spargendo goccioline di sangue e materia organica e Franchino ne approfittò per fargli saltare la testa marcia.

-- Cristo... -- mormorò Giampi con una smorfia. Si pulì le mani sporche di sangue sui jeans e impugnò saldamente la pistola. Attirati dagli spari, gli altri zombi stavano sopraggiungendo in massa, incitati dalle parole del dottor Catrame.

-- Uccideteli! Mangiateli! Fateli a pezzi!

-- Vaffanculo -- ringhiò Franchino. -- Vieni a prenderci.

A passi decisi, come uno sceriffo in un film western che si avvia al duello finale, avanzò incontro all'orda putrescente aprendosi la strada a fucilate. Tre teste esplosero come meloni maturi, la poltiglia verde schizzò in aria e ricadde al suolo con un rumore molliccio. Gli spari rimbombavano assordanti nella volta della chiesa, ma nonostante le perdite che infliggeva ogni volta che tirava il grilletto, ben presto si trovò accerchiato. Arrivavano da ogni parte, con le mani protese nel tentativo di ghermirlo. Ovunque era uno schioccare di mascelle. Usando il fucile come una clava ne abbattè uno, con un calcio ne allontanò un altro. Sparò una fucilata diritta nello stomaco del più vicino e quello si accasciò sul pavimento, dove continuò a strisciare srotolando l'intestino dietro di sé.

-- Cannibali del cazzo, fatevi sotto! -- In preda alla frenesia si guardò intorno alla ricerca del ragazzo e lo vide in piedi sopra a una panca, immobile nell'atto di sparare, la mano che impugnava la pistola allineata alla testa del dottore.

Giampi trattenne il fiato e sparò. Lo zombi alla destra di Catrame saltò all'indietro con un buco sotto il mento. Maledetta mira! Gli occhi del dottore incrociarono per un momento quelli di Giampi. Il ragazzo sollevò nuovamente la pistola, ma il dottore fu lesto a nascondersi in mezzo agli zombi. Giampi sparò ugualmente nel mucchio confidando nella fortuna e una mano rinsecchita si staccò di netto da uno zombi.

Franchino era con le spalle al megaschermo e sebbene ne avesse abbattuti parecchi, gli zombi superstiti continuavano ad attaccarlo ostinatamente. Alcuni strisciavano a terra spinti dal raptus predatorio, seminando materiale organico attraverso gli orribili squarci provocati dai proiettili. Caricò il fucile con il gesto che gli era consueto e ne finì due. In mezzo alla nebbia azzurra causata dagli spari, gli ultimi zombi stramazzarono a terra falciati dalle raffiche incrociate dei due uomini e alla fine, in mezzo a quel tappeto sanguinolento di corpi sfracellati e arti amputati, rimase in piedi il solo dottor Catrame, col camice bianco schizzato di rosso e lo sguardo vacuo posato sulle sue creature inermi.

-- Alzatevi, maledetti! Dovete ucciderli. In piedi! -- gridò con voce isterica. Sferrò un calcio a uno zombi e trasalì nel momento in cui Giampi gli infilava la canna della pistola nell'orecchio.

-- Fine delle trasmissioni, dottore -- disse il ragazzo. Da quella distanza avrebbe sfidato chiunque a mancare il bersaglio. Armò il cane e spinse con più decisione la canna. -- Il suo piano di governare il mondo è fallito.

-- Ce ne sono altri come me. -- Accennò a girarsi per guardare il ragazzo negli occhi, ma la pallottola gli fece schizzare il cervello fin sul megaschermo.

Franchino guardava bruciare la chiesa a braccia conserte, con la sigaretta che gli pendeva dall'angolo della bocca. Sotto le strisce rosse che gli ornavano il viso, finalmente traspariva un'espressione di assoluta calma. Quando le fiamme furono ben attecchite e l'odore della carne bruciata era diventato nauseante, si rivolse a Giampi dicendo. -- E adesso?

-- La prossima chiesa -- rispose semplicemente il ragazzo.

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