a cura di

Roberto Quaglia

Pensiero Stocastico La guerra democratica:

un futuro di sangue col totobomba a premi


Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.

Non tutti ancora se ne rendono conto, ma l'umanità ne ha da qualche tempo inventata un'altra delle sue: la guerra democratica.

La guerra democratica innanzitutto non si chiama guerra, anche se a tutti gli effetti di guerra si tratta. La guerra democratica si chiama nel migliore dei casi missione di pace, e in tutti gli altri ha un titolo tipo colossal hollywoodiano: Scudo nel Deserto (Desert Shield), Tempesta nel Deserto (Desert Storm), Colpo Basso alla Jugoslavia (Strike against Yugoslavia). Dato che finge di non essere la guerra che è, la guerra democratica non viene mai dichiarata. La si fa e basta, facendo finta di niente. Il Comandante in Capo alla guerra democratica è il sondaggio d'opinione: solo quando gli indici di gradimento della guerra calano, tornano a fiorire le prospettive di pace.

Dato che la guerra democratica viene fatta col consenso degli elettori, non può mai prescindere dai gusti in materia di guerra dei medesimi. Gli elettori si ritengono in genere popolazione civile, poiché alla gente non piace pensare di essere incivile. Dato che una guerra di norma non si la fa contro i propri simili, gli elettori, che pur amano guardarsi la propria vittoriosa guerra alla televisione, non gradiscono troppo sapere che essa abbia però prodotto morti fra la popolazione civile nemica. Apprezzano invece le notizie di gravi perdite tra le milizie nemiche. Dato che in guerra democratica si finge in tutti i modi di non essere in guerra, è mal tollerata anche qualche rara morte tra i propri soldati.

E' nei giorni in cui scrivo d'attualità la guerra contro la Jugoslavia. Ufficialmente, dopo due settimane di bombardamenti essa ha prodotto poco più di una decina di morti, tutti fra le milizie serbe e nessuno tra le forze alleate. Nel solo weekend di Pasqua, sulle sole autostrade italiane sono invece morte parecchie decine di persone a causa dei tipici incidenti stradali, e altrettante se non di più sono probabilmente decedute in tutti gli altri paesi NATO per lo stesso motivo. Probabilmente, invece, in Jugoslavia nessun civile è morto nello stesso periodo sulle autostrade a causa del rientro pasquale, dato che l'attacco della NATO ha causato il razionamento della benzina che in Jugoslavia non può più venire usata per usi civili. La conseguenza paradossale è che l'attacco della NATO ha salvato in Jugoslavia decine e decine di vite umane dagli incidenti stradali che a causa della guerra non hanno potuto verificarsi, mentre tutto l'Occidente piange le centinaia di morti causati dal mancato contrattacco della Jugoslavia. Se infatti l'aviazione aerea serba avesse messo a ferro e a fuoco tutti i paesi della NATO con le sue bombe intelligenti e i cruise e gli tomahawk obbligando anche i paesi NATO a non permettere alla propria popolazione l'utilizzo della benzina per scopi civili, centinaia - se non migliaia - di vite innocenti avrebbero potuto essere risparmiate da orribile morte sui nastri d'asfalto. Se gli jugoslavi ci avessero costretto a razionare la benzina, così come noi abbiamo costretto loro a fare, anche tutti i morti nel tunnel del Monte Bianco non ci sarebbero stati.

Contro tutte le apparenze televisive, quindi, le maggiori perdite in termini di vite umane in questa guerra si sono avute fra gli alleati della NATO, e non fra gli jugoslavi. Ma nella guerra democratica le apparenze televisive sono tutto ciò che conta, e quindi questo ottimo ragionamento non vale.

La guerra democratica è tuttavia solo ai suoi inizi. Possiamo ragionevolmente immaginare che in futuro essa non potrà che evolversi, diventando ovviamente sempre più democratica.

Fra qualche anno tutti i cittadini potranno partecipare attivamente alla guerra democratica, manlevando così giustamente politici e generali dalle loro eccessive responsabilità. Sarà Internet a rendere tale cosa possibile ed inevitabile. Le guerre saranno dei veri e propri war games online. Ogni cittadino del mondo democratico potrà accedere al sito della sua guerra preferita (c'è in ogni istante sempre più di una guerra in atto al mondo, e prima o poi la NATO si abituerà a mettere naso in tutte) previo pagamento di una piccola e volontaria tassa sulla guerra, indispensabile per potervi prendere parte. All'interno del sito il cittadino avrà un'ampia scelta fra le varie politiche, tattiche e strategie che le contingenze renderanno possibili, e fra queste egli dovrà operare le sue scelte. Gli eventi reali prenderanno quindi di volta in volta la piega preferita dalla maggioranza dei cittadini online. Tutto ciò può sembrare alquanto sciocco. Che garanzie di qualità possono infatti offrire delle strategie di guerra scelte in base agli umori di milioni e milioni di persone qualunque? Il trucco sta nel fatto che i cittadini potranno sempre e solo scegliere fra strategie premeditate dai migliori strateghi militari - così che qualsiasi cosa essi finiscano per scegliere andrà bene comunque. Ma ciò che veramente appassionerà i cittadini del domani saranno i giochi a premi abbinati alle guerre. Il superenalotto del terzo millennio sarà infatti il totobombardamento. Data su Internet una mappa dettagliata del territorio nemico da colpire, nella guerra democratica il cittadino avrà facoltà di scegliere - poniamo - tredici obiettivi nemici da bombardare fra i cinquanta possibili obiettivi prestabiliti. Migliaia o addirittura milioni di persone potranno giocare la loro schedina online, mettendo la crocetta sui loro bersagli preferiti. Alla fine, verranno ogni giorno scelti e bombardati i tredici bersagli che avranno ottenuto il maggior numero dei voti, e tutti coloro che sulla propria schedina avranno azzeccato proprio quei tredici bersagli avranno vinto e fra di loro sarà spartito il montepremi. Ma i vincitori che faranno tredici avranno anche un altro grandioso premio da spartirsi: la possibilità di effettuare personalmente i bombardamenti scelti, naturalmente senza doversi per questo affatto allontanare dal salotto di casa propria. I vincitori potranno guidare caccia alleati e missili vari contro i bersagli stabiliti con il proprio computer di casa via Internet, usando un semplice joystick. Naturalmente, la loro libertà d'azione non sarà totale. Missili e caccia saranno già programmati a fare più o meno tutto quanto dovranno fare. Ma un lieve spiraglio d'arbitrio verrà lasciato a disposizione del cittadino qualunque, vincitore del totobomba, che a nome di tutti i suoi simili si lancerà impavidamente all'attacco dell'odioso nemico armato soltanto del suo temibile joystick. Tutto ciò renderà la guerra democratica sempre più popolare tra la gente comune. E la giustizia internazionale regnerà finalmente sovrana sul nostro pianeta e in televisione.



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