a cura di

Roberto Quaglia

Pensiero Stocastico E se la natura avesse ragione?


Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.

Che razza di domanda! penserà tra sé e sé ognuno. Certo che la natura ha ragione! Potrebbe mai la natura non avere ragione? Il fatto che la natura abbia ragione rientra tra i preconcetti che nessuno si azzarda a mettere in discussione. Anche perché non sarebbe chiaro il concetto di una natura che avesse torto. D'altra parte anche l'idea stessa che la natura possa avere ragione o torto è una pura cretinata, banalissima manifestazione di sciocchissimo antropomorfismo. Il fatto è che la natura, qualsiasi cosa per essa si intenda, funziona sempre e comunque, e questo è pressoché tutto quanto si possa dire a riguardo, sorvolando sul fatto che anche il verbo "funzionare" non è a questo proposito del tutto adeguato. Per comodità discorsiva, tuttavia, diciamo pure che la natura ha probabilmente ragione, se non altro per mettere in evidenza il fatto che assai più improbabilmente essa possa aver torto.

Se la natura ha ragione, dobbiamo concludere che tutto quanto ovunque accada sia giusto ed inevitabile. Ma proprio tutto. Comprese le ben note nefandezze umane.

L'essere umano fa parte della natura come tutto il resto, benché a molti questa ovvietà sfugga, conducendoli a pensare all'Uomo come a qualcosa in lotta con la natura, o perlomeno in disarmonia con essa. La rapida evoluzione dell'essere umano lo ha condotto a proliferare con incredibile virulenza, in un'esplosione demografica che ha causato l'estinzione di migliaia e migliaia di altre specie viventi. E' nozione recente che già i nostri avi preistorici, nonostante l'apparente pochezza dei loro mezzi, abbiano costretto intere specie animali all'estinzione. In quest'ultimo secolo, l'estinzione di intere specie è ormai un fatto quotidiano. E' stato calcolato che attualmente si stia estinguendo in media una specie al giorno. Tutto ciò è avvertito come teoricamente sbagliato dagli stessi soggetti che in pratica sono gli artefici di tutto ciò: gli opulenti cittadini del ricco mondo industrializzato. Tutto ciò è piuttosto grottesco, tanto da condurre ad una domanda tanto improbabile che a nessuno viene in mente di porla: hanno ragione gli opulenti cittadini del ricco mondo industrializzato che si commuovono per la distruzione dell'ecosistema che essi provocano, oppure ha ragione la natura a consentire che tutto ciò accada? E' un dilemma balordo, anche perché alquanto privo di senso, che tuttavia ha forse il pregio di confondere un po' le idee di chi ha la testa intasata dai soliti preconcetti. La commozione per il destino delle altre specie ha in realtà motivi estetici ed egoistici, tutt'altro che nobili e disinteressati. Si stigmatizza la distruzione delle grandi foreste pluviali perché si teme che in futuro possa diminuire l'ossigeno nell'aria. E allora? Miliardi di anni fa di ossigeno nell'aria non ce n'era proprio e le cose andavano benissimo lo stesso, tanto è vero che poi l'ossigeno è saltato fuori e con esso un sacco di altra roba. La distruzione delle foreste non piace poi soprattutto per motivi estetici, dato che a tutti piace l'idea di farsi una passeggiata in un bosco (solo l'idea; infatti, chi mai ha ancora il tempo di vincere i propri impegni e la propria inerzia per andare a perdersi in un bosco?). E l'umanità ha troppo poca fantasia per continuare a compiacersi dell'idea di poter fare una passeggiata in un bosco quando i boschi non ci saranno più. La stessa cosa vale per il mondo animale. Si compiange la prossima scomparsa dalla faccia della terra dell'elefante, della tigre, del panda, e di tutti quegli animali dei quali ci piace guardare i documentari (chi mai ha visto un panda di persona? Il panda è una mascotte interamente virtuale. E' addirittura possibile che i panda non siano mai esistiti, e che in televisione e nelle fotografie e i poster ci abbiano sempre fatto vedere eccellenti elaborazioni al computer di comuni orsacchiotti.) Nessuno tuttavia si scompone di fronte all'estinzione delle migliaia di specie vegetali causate dall'esasperata selezione dell'Uomo dei tipi di verdura e frutta più convenienti per la nutrizione umana di massa. Qualcuno obietta che gli animali avrebbero un sistema nervoso centrale che li renderebbe più intelligenti e meno meritori di estinzione rispetto ai vegetali? Non diciamo sciocchezze! Questo è un discorso che al limite potrebbe valere per gli individui, non per le specie. Le specie vegetali si comportano in modo intelligente come e più di quelle animali. Si consideri già solo la geniale strategia riproduttiva degli alberi, i quali hanno deliberatamente rivestito di polpa zuccherina i loro semi, al solo scopo di indurre animali ad ingerirli e poi defecarli altrove. E che dire delle orchidee, le quali per riprodursi inscenano quello spettacolo porno per insetti che a noi pare solo un bel fiore? Il mondo vegetale vive in una scala temporale diversa dalla nostra, così che a noi tutto pare poco sensato e casuale. In realtà, le piante lottano per sopravvivere con intelligenza e ferocia che nulla hanno a che invidiare rispetto al regno animale. Ma dato che tutto ciò non è immediatamente evidente, nessuno si commuove per la scomparsa di una specie vegetale sconosciuta.

Così come nessuno si commuoverebbe per la scomparsa dell'intero mondo degli insetti (niente paura: gli insetti dureranno più dei mammiferi!). La verità è che a nessuno gliene importa niente della scomparsa del 99% delle specie esistenti, dato che non le si conosce oppure non piacciono. Dispiace soltanto (e per modo di dire) della scomparsa di quelle specie viventi che in un modo o nell'altro si considerano nostre, perché ci piacciono o perché ci servono.

In realtà, l'estinzione delle specie non è una cosa brutta, né una cosa nuova. E' un po' come la morte. Indispensabile. Altrimenti non esisterebbe.

Per miliardi di anni la natura ha prodotto innumerevoli forme di vita che sono poi scomparse lasciando il posto ad altre. Vogliamo credere che la natura non sappia il fatto suo? Il regno delle ammoniti durò centinaia di milioni di anni, eppure finì. Il dominio dei dinosauri sarebbe di certo apparso eterno a qualsiasi osservatore, tuttavia tale non era. Quando sessanta milioni di anni fa i dinosauri si estinsero, probabilmente per le conseguenze dell'impatto di un gigantesco meteorite sulla crosta terrestre, assieme a loro il 99% delle specie animali esistenti si estinse. Attenzione: non stiamo parlando di individui, bensì di specie! Il 99% di tutte le specie è tantissimo! Eppure eccoci qua, in un mondo mai così pieno di vita, come se nulla fosse successo. Anzi: il regno dei mammiferi, dei quali facciamo parte noi, poté prosperare soltanto in virtù di tale inaudita catastrofe. Vogliamo credere che la natura non sappia il fatto suo?

L'essere umano oggi è la causa principale dell'estinzione di una specie di vita al giorno. Non sappiamo cosa questo significhi e dove questo ci condurrà. Probabilmente, un'altra straordinaria catastrofe della vita si avvicina. Finora, i grandi balzi evolutivi sono stati conseguiti dalla natura proprio mediante catastrofi. E allora, cosa c'è di male? Personalmente, sono come quasi tutti emotivamente incline a disapprovare le stolide attività dell'essere umano che stanno conducendo alla sparizione di una specie dopo l'altra. Ma su un piano analitico, perché dovrei scandalizzarmi? Se l'elefante e il panda scompaiono dalla faccia della terra, vuole dire che hanno fatto il loro tempo, ci piaccia o no, come in passato lo fecero le ammoniti e i dinosauri. Se le grandi foreste pluviali, con le migliaia e migliaia di diverse specie di esseri viventi che esse contengono, tra qualche decennio non ci saranno più, vuole dire che hanno fatto il loro tempo, ci piaccia o no. Oppure vogliamo credere che la natura non sappia il fatto suo? E' addirittura possibile che assieme al resto anche l'umanità scompaia, nei prossimi tempi. E' difficile dirlo, oggi come oggi. Potrebbe anche farcela, a dispetto di alcune apparenze. In tutti i casi, cosa ci sarebbe di male? Negli ultimi tre miliardi di anni, la natura ha reso sempre più complessa ed interessante la varietà di esseri viventi sulla terra, ed ha sempre conseguito i propri balzi evolutivi mediante catastrofi. Non c'è ragione per credere che un tale processo si debba fermare proprio adesso. Quindi, in tutti i casi, quello che sta succedendo oggi nel mondo, per quanto possa urtare la sensibilità estetica od egoistica di alcuni, è inequivocabilmente l'unica cosa che può accadere, ed in quanto tale è giusta e sacrosanta. In tutti i casi, non c'è modo di modificare arbitrariamente il corso degli eventi. O vogliamo credere che la natura non sappia il fatto suo? Comunque vada, gli insetti brinderanno. E forse anche i computer.



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