raccontata da Riccardo Valla

Storia della fantascienza

La storia della fantascienza, dall'epoca di Verne e Wells fino all'era del cyberpunk, è affascinante. Riccardo Valla, uno dei maggiori esperti italiani, ce la racconta un po' per volta, in ordine sparso.

Con questa puntata concludiamo la rassegna delle riviste di fantascienza americane ricordando alcune testate comparse negli anni cinquanta, in un periodo in cui la fantascienza godeva di un singolare favore presso il pubblico. Erano anni in cui la fantascienza si affermava dappertutto: nelle vignette dei giornali comparivano ometti buffi di altri pianeti, i personaggi di Disney diventavano fantascientifici (oltre a viaggiare nel futuro, Topolino incontrava Eta Beta), al cinema si alternavano i kolossal di Gorge Pal e le produzioni in bianco e nero, e le concezioni di base di questa fantascienza andavano dall'ottimismo dei fumetti al pessimismo di molti film che presentavano catastrofi e distruzioni del mondo. (Niente guerre stellari, a parte qualche fumetto.) Anche i giochi erano impostati a questa passione per la fantascienza: dai soldatini di plastica alti pochi centimetri (e con casco fatto come quelle campane di vetro per proteggere gli orologi), alle pistole “spaziali” di latta, alle astronavi a molla che facevano le scintille.

La ragione di questa favorevole situazione non è mai stata studiata esaurientemente, ma senza dubbio è da ricondurre a un generale desiderio di rinnovamento che non aveva un obiettivo preciso: il desiderio di credere in qualcosa di diverso dall'oggi che non facesse però immediatamente pensare alla guerra conclusasi pochi anni prima. E' singolare come in quegli stessi anni la fantascienza americana si sia diffusa in altre nazioni occidentali, che fino a quel momento non l'avevano giudicata credibile. Il fenomeno sembra analogo a quello che si poteva vedere trent'anni prima, all'inizio degli anni venti, e che è stato studiato da Kracauer nel caso del film impressionistico tedesco; l'insicurezza che stava alla base del Caligaris entrava facilmente in sintonia con un pubblico con gli stessi dubbi. Il cinema tedesco produsse negli stessi anni anche film orrorifici e film fantascientifici - il più famoso è Metropolis - e questo denota come il pubblico insieme cercasse qualcosa di nuovo e lo temesse (insomma, il presente gli piaceva poco, il passato ancor meno). Analogamente, a cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la fantascienza americana si prestava a richiamare su di sé l'attenzione di chi aveva le stesse oscure aspirazioni.

Sia come sia, bisogna ricordare che negli Stati Uniti, oltre al materiale stampato, la radio e la televisione trasmettevano soap e serial di fantascienza. Per alcuni anni, tutto quello che conteneva spunti fantascientifici godette del favore del pubblico, e nelle edicole continuarono a comparire nuove riviste. Il formato tipico di queste riviste è quello digest; due sole iniziative di quegli anni mantennero il formato grande: Space Stories (5 numeri dall'ottobre 1952), curata da Samuel Mines per lo stesso editore che pubblicava Startling Stories. Non pubblicò pezzi particolarmente memorabili, a parte una prima versione di un romanzo di Jack Vance e un romanzo breve di Leigh Brackett. La seconda è Science Fiction Plus (7 numeri, dal marzo 1953) diretta da Hugo Gernsback e da Sam Moskowitz; questa rivista stampata su carta patinata nel vecchio formato “protocollo”, leggermente più grosso del formato “pulp”, pubblicava articoli scientifici e racconti di fantascienza. Pubblicò alcuni interessanti storie del primo Farmer, oltre a materiale di Simak e di Bloch, ma era una rivista costosa da produrre e non riuscì mai ad avere un attivo.

La stampa delle riviste formato digest costava meno e alcune riuscivano a mantenere una buona qualità con poca spesa. Oltre alla narrativa, le migliori pubblicavano una buona rubrica di posta, recensioni di libri, rubriche dedicate al movimento del fandom e riuscirono a sopravvivere per vari anni, con budget ristretti e nonostante la concorrenza di Astounding e Galaxy. Come esempio di queste si possono citare le riviste curate da R.A.W. Lowndes, che aveva iniziato la sua attività con il gruppo “storico” dei fan newyorkesi, i “futuriani”, insieme ad autori come Pohl, Asimov e Blish e aveva preso a lavorare per le riviste di fantascienza nel 1941, con la rivista Future. Negli anni 50, questa rivista passò al formato digest, e venne accompagnata da altri volumetti come Original (questo nome ha una storia curiosa: il titolo è The Original “Science Fiction” per distinguerla da Astounding Science-Fiction: Campbell - che non amava il titolo “Astounding” e che avrebbe voluto un titolo più serio - scriveva in copertina “astounding” molto piccolo e “science fiction” enorme, con irritazione della casa editrice di Lowndes, che aveva i diritti di una vecchia rivista chiamata Science Fiction) e alcune serie di ristampe di titoli horror. Per vari anni, su Future apparve una serie di articoli in cui Lowndes esaminava progressivamente la produzione degli anni 20: questa è probabilmente la prima storia della fantascienza di quegli anni.

Una delle prime riviste digest a uscire, fin dalla fine del 1949, fu Other Worlds, pubblicata da Ray Palmer, che a quell'epoca dirigeva Amazing. La rivista fin dall'inizio cercò di riprendere i temi dello scrittore R.S. Shaver, il quale aveva pubblicato nel decennio precedente una serie di racconti sul mondo sotterraneo di Lemuria, i cui agenti influenzano le attività umane e comandano la storia, grazie alle loro facoltà ESP. Shaver presentava queste storie come autentici messaggi a lui giunti da quel mondo e fino alla morte continuò a sostenerne l'autenticità. Other Worlds pubblicò molte storie di Russell, di Bradbury (alcune Cronache marziane), Harness, Brown, van Vogt (Villaggio incantato). Dopo una sessantina di numeri, la rivista cambiò genere e si dedicò ai dischi volanti.

Il caso di Fantastic, altra rivista assai longeva e anch'essa legata al gruppo di Palmer, è più complesso. Negli anni 40, l'editore di Amazing aveva iniziato a pubblicare una rivista chiamata Fantastic Adventures. (La parola era stata ripresa dalle riviste Fantastic Novels e Famous Fantastic Mysteries, e verso la fine del decennio anche il gruppo che pubblicava Startling aveva preso a pubblicare una serie di ristampe chiamata Fantastic Story.) FA pubblicava storie un po' alla Tarzan, incontri fra uomini della nostra epoca e pirati vichinghi (ma anche Cristalli sognanti di Sturgeon), e l'editore pensò di fare una nuova rivista che pubblicasse storie di un genere maggiormente horror. Apparve così Fantastic, che diversamente dalle altre due riviste aveva il formato digest. In seguito Fantastic Adventures cessò le pubblicazioni e Amazing prese il formato digest; tutt'e due sopravvissero ancora per una ventina d'anni, prima di fondersi tra loro; per un certo periodo, a causa di un calo delle vendite, le riviste pubblicarono solo ristampe, ma per vari anni furono la sola rivista che pubblicasse racconti fantastici, come quelli di Leiber.

Imagination (una sessantina di numeri a partire dall'ottobre 1950) dedicata alle storie avventurose, iniziò con belle copertine di Hannes Bok e terminò con copertine-barzelletta con donnine e robot. La rivista pubblicava in ogni numero un romanzo breve e racconti di autori esordienti che si sarebbero poi affermati negli anni seguenti.

Fantastic Universe (circa 70 numeri, dal giugno 1953) era pubblicato da Leo Margulies, il quale si era messo in proprio dopo avere diretto per vari anni la rivista Thrilling Wonder Stories. Direttore era Sam Merwin jr. La rivista aveva ottime copertine di Finlay e pubblicava autori di un certo interesse, come Dick, Bradbury, Russell, Rastignac di Farmer. La rivista pubblicava però soltanto racconti e in seguito i racconti più interessanti sono stati ripubblicati nelle raccolte dei loro autori, e si tende a dimenticare la loro prima uscita in rivista, e la rivista stessa.

Nel marzo 1952 usciva il primo numero di If, sotto la direzione di Paul Fairman (che in seguito passò alla direzione di Amazing). Dopo alcuni anni, If venne acquistata dall'editore di Galaxy. Nel primo periodo pubblicò vario materiale di Sturgeon e di Walter M. Miller, De Camp, Dick, ma la storia più nota che vi sia apparsa è la prima parte di Guerra al Grande Nulla di James Blish, la parte che si svolge sul pianeta Lithia.

Oltre a queste, uscirono numerose altre riviste che pubblicarono pochi numeri, ma le loro caratteristiche sono analoghe a quelle delle riviste di cui abbiamo parlato: i racconti degli esordienti e i racconti di autori affermati che erano strati scartati dalle riviste principali. In realtà, la rivista più diffusa, Astounding, non è che pubblicasse tutto materiale di primissima scelta: in genere il romanzo a puntate era buono, ma i racconti erano mediocri. Mediamente, il materiale di F&SF era migliore, anche se molti racconti brevi erano garbati, ma un po' esili. Quanto a Galaxy, i romanzi erano migliori di quelli di Astounding, e metà dei racconti erano ottimi, ma anch'essa a volte pubblicava storie senza capo né coda. Uno dei grandi misteri delle riviste americane è perché scartassero certi racconti - per esempio, Campbell rifiutò molto materiale di Sturgeon - che erano molto migliori di altro materiale che invece era stato approvato. E, tranne pochi casi come Le mani di Bianca, non si tratta del fatto che nel frattempo il gusto sia cambiato: già allora quei racconti approvati da Campbell erano più brutti del materiale che Sturgeon non riusciva a pubblicare.

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