Delos 26: Ritorno al futuro di Francesco Grasso

fgrasso@intecs2.intecs.it

ritorno al futuro

Cuocete a fuoco lento una dose di paradossi temporali, mescolate con due manciate di scienziato matto, un pizzico d'azione e una spruzzata di effetti speciali; mescolate piano aggiungendo citazioni cinematografiche e parodie western, non dimenticando un sapiente condimento a base di satira sulla provincia americana. Guarnite il tutto con una generosa manciata di umorismo scoppiettante, e servite infine caldo in tavola. Avrete un successo. Nome del piatto: Ritorno al Futuro. Ancora oggi, con i suoi seguiti, il più riuscito film di fantascienza incentrato sui viaggi nel tempo

Scheda del film

La Teoria

Il futuribile quotidiano...

...e il quotidiano nel passato.

Seguiamo i fili sciolti...

...e vediamo dove ci portano.

Frasi famose.


la scheda del film

TitoloRitorno al Futuro (Back to the Future) Anno di produzione1985 Personaggi e interpretiMarty MacFly: Michael J. Fox

Emmet "Doc" Brown: Christopher Lloyd

Laureen MacFly: Lea Thompson RegistaRobert Zemeckis Produttore EsecutivoSteven Spielberg SceneggiaturaRobert Zemeckis e Bob Gale Effetti specialiIndustrial Light & Magic Direttore della fotografiaDean Cundey MusicheAlan Silvestri, John Williams

la teoria

Narrare la trama e descrivere i personaggi di Ritorno al Futuro non è lo scopo di quest'articolo. La saga cinematografica firmata da Robert Zemeckis è talmente famosa da rendere un simile compito poco interessante, se non addirittura inutile. Si andrà invece alla ricerca dell'idea di fondo, sviscerando la sceneggiatura per comprendere la teoria dei viaggi temporali su cui essa si basa. Andremo anche in caccia degli spunti che gli sceneggiatori hanno lasciato in penombra, dei fili sciolti nella trama, delle incongruenze (apparenti o reali). E tenteremo infine di andar oltre, estrapolando ciò su cui gli sceneggiatori hanno taciuto, usando l'immaginazione per ipotizzare le conseguenze cui la teoria conduce. Ma procediamo con ordine:
La macchina del tempo. Emmett "Doc" Brown, il geniale e squinternato cultore di tutte le scienze, come egli stesso si definisce, costruisce la sua macchina del tempo impiantando il cuore del sistema, ovvero il misterioso Flusso Canalizzatore, sul telaio di un'automobile sportiva, l'elegante e futuribile DeLorean. Se la macchina del tempo del romanzo omonimo di H.G.Wells aveva l'aspetto di una bicicletta, il veicolo di Doc Brown è, a tutti gli effetti, la prima quattroruote temporale: funziona a benzina, dispone di un normalissimo motore a scoppio (almeno per i suoi spostamenti spaziali), deve raggiungere le 88 miglia orarie (circa 140 Km/h) per potersi muovere nel tempo. Il trasferimento da un'epoca all'altra (che agli occhi dei passeggeri avviene istantaneamente), si accompagna a manifestazioni elettriche e luminose: mentre nel tempo di partenza l'automobile scompare lasciando dietro di sé una scia di fuoco, nel tempo di arrivo essa compare incorniciata da lampi e con la carrozzeria ricoperta di ghiaccio. Ma la trovata più originale (e in qualche modo dissacrante) di Zemeckis ci viene mostrata nel terzo capitolo della saga, ove il regista americano si toglie la soddisfazione di esibire una strabiliante macchina del tempo su rotaie, l'imprevedibilissimo e fascinoso treno temporale.

La fonte di energia. Viaggiare avanti e indietro per il tempo impone un enorme impiego di energia. E' questo un punto in cui la teoria di Ritorno al Futuro paga il tributo alla letteratura "classica" sull'argomento. Dall'asimoviano La fine dell'Eternità all'Heinleniano Un gran bel futuro, in tante famose opere di SF il viaggio temporale implica una violazione del normale flusso entropico e delle Leggi della Termodinamica. Dunque, detto in soldoni, "costa". Ecco quindi come il Flusso Canalizzatore, per attivarsi, abbia bisogno di un impulso di energia dell'ordine del GigaWatt. Tale energia viene fornita, nella prima pellicola della saga, da barre di Plutonio di contrabbando (destinate a terroristi libici) e successivamente dalla scarica di un fulmine. Ma già nel secondo film Doc Brown risolve il problema dotando la DeLorean di un micro-impianto di Fusione Nucleare (simpaticamente battezzato Mr. Fusion) che è possibile alimentare addirittura con spazzatura (il passaggio dalle barre di plutonio alle bucce di banana è di una comicità devastante!).

I paradossi. Tutta la vicenda del primo film della saga, in definitiva, è riconducibile al ben noto paradosso del viaggiatore temporale che torna indietro nel tempo e uccide il proprio nonno. Il protagonista del film, Marty MacFly, catapultato trent'anni indietro nel passato, inavvertitamente impedisce ai propri genitori di incontrarsi, innescando così una catena di eventi che minacciano di cancellare la sua stessa esistenza.

Come affronta Zemeckis il tema del paradosso? Analizziamo gli eventi della pellicola: Marty torna indietro con la macchina del tempo (evento A), e interferisce nella vita dei propri genitori (evento B). I futuri coniugi MacFly non si conosceranno e dunque non si sposeranno (evento C cancellato). Di conseguenza, la nascita di Marty (evento D) non potrà avvenire. Marty è destinato a scomparire. Ma quando? Dopo l'evento B vediamo Marty aggirarsi ancora vivo e vegeto nella HillValley degli anni '50. Solo a distanza di qualche giorno egli comincia a sentire gli effetti del cambiamento (le foto dei suoi fratelli maggiori scompaiono, il suo corpo comincia a svanire, ecc.). La teoria suggerita, dunque, è la seguente: provocare variazioni nel passato equivale a scuotere il tessuto temporale; dopo un breve periodo di transizione, il tessuto si assesta in una nuova configurazione, e tutto ciò che non si accorda con essa svanisce. Marty non viene cancellato all'evento B (ovvero quando ha compiuto la variazione), ma è destinato a scomparire nell'istante B+T, con T = tempo di assestamento, a meno a che egli non rimetta a posto la sequenza storica degli eventi (impresa che riuscirà rocambolescamente a compiere).

Abbiamo conferma di questa ipotesi in "Ritorno al Futuro 2". Il Beef del 2015 torna indietro nel 1955 e modifica il passato, donando al suo alter-ego più giovane l'almanacco dei risultati sportivi. Eppure, quando egli torna indietro nel 2015, ritrova il proprio tempo non modificato. Perché? La spiegazione é che Beef riparte per il futuro quando il tessuto temporale non si è ancora assestato nella nuova configurazione. Se si fosse trattenuto nel 1955 ancora per qualche giorno (superando il periodo di oscillazione T), avrebbe trovato ad attenderlo il nuovo 2015. Il vecchio 2015, semplicemente, sarebbe scomparso. Biforcazioni nel tempo. Obiezioni al punto precedente: ma se Marty non è mai nato, come può essere tornato indietro nel tempo? La domanda è sensata, e Zemeckis suggerisce, per bocca di Doc Brown, la teoria delle biforcazioni temporali. La modifica di un evento nel passato genera una frattura nella sequenza originaria. Ogni possibile azione identifica due futuri alternativi: uno in cui tale azione non è stata compiuta, e l'altro dove invece si è verificata. Un microsecondo prima dell'evento B esistono due mondi possibili: nel primo i genitori di Marty si sono incontrati e lui è nato, nel secondo non si sono mai conosciuti. Marty, ovviamente, proviene dal futuro del primo mondo. Dopo l'evento B, l'unico mondo possibile diventa il secondo. E dopo il periodo T di assestamento, il primo mondo cessa di esistere (tranne che nei ricordi di Marty). La sequenza temporale ridiventa unica, e Marty scompare. Ma scompare dall'istante B+T, non prima. L'evento modifica il futuro, com'è ovvio, non il proprio passato: non potrebbe farlo. Nella nuova sequenza Marty non esisterà e non tornerà indietro nel passato. Ma non ce n'è bisogno: nel passato (prima di B+T) Marty c'era, e tanto basta. Il paradosso è superato. La sequenza originale. La teoria della biforcazione, come abbiamo visto, comporta la presenza di più linee temporali parallele, che si suddividono l'una dall'altra a partire dall'evento chiave. Verifichiamo tale teoria applicandola al finale del primo film. Dopo essere riuscito a rimettere insieme i propri genitori nel 1955, Marty riparte per il proprio tempo a bordo della DeLorean (utilizzando un fulmine per attivare il Flusso Canalizzatore). Volendo però salvare dai terroristi libici il suo amico Doc, egli programma la macchina del tempo per giungere qualche minuto prima della sua partenza, in modo da essere in grado di cambiare gli eventi. Ha così modo di assistere alla scena di sé stesso che parte verso il passato. Ma... é veramente così? Quella che vede è la sua sequenza temporale? E' la sequenza originaria? Vale a dire: all'inizio del film, quando sale la prima volta a bordo della DeLorean, c'era già un altro Marty, tornato dal passato, che lo osservava nell'ombra? Zemeckis fornisce un piccolo indizio per risolvere l'enigma, giocando con la memoria degli spettatori così come le sequenze temporali giocano con la memoria dei protagonisti... Nella prima scena del film, il luogo dove Marty e Doc si danno appuntamento è un parcheggio chiamato Twin Pine Mall. Quando la DeLorean si materializza nel 1955, però, abbatte un giovane alberello (tra la furia del proprietario del campo), uno dei due pini destinato a dare il nome al luogo. Nella scena finale del film, l'azione torna nel parcheggio incriminato, ma questa volta l'insegna stradale recita Lone Pine Mall! Non è più lo stesso luogo. O meglio, lo è, ma in due sequenze temporali diverse.

Conclusione: la sequenza originaria, quella da cui proviene Marty, prevede due pini nel parcheggio, un solo Marty nella scena, e un Doc Brown ucciso dai terroristi libici. Ma questa sequenza viene cancellata dalle azioni di Marty nel 1955, e rimarrà reale solo nei ricordi del ragazzo. Nel 1985 alternativo, cui Marty torna, ci sono due Marty MacFly nel parcheggio, un solo pino, e Doc Brown ha indosso un giubbotto antiproiettile e la lettera scritta da Marty nel 1955, con cui il ragazzo lo avvertiva del pericolo. Emmett Brown, mandando il suo giovane amico nel passato, non si è veramente salvato la vita. Lui è morto davvero. Ma ha permesso la creazione di una realtà alternativa in cui il suo "doppio" potesse sopravvivere.

il futuribile quotidiano...

Il 2015 presentatoci da Zemeckis è forse un po' troppo azzardato, eccessivamente futuribile per realizzarsi solo a vent'anni da oggi. Però contiene estrapolazioni decisamente interessanti: vediamole in dettaglio.

L'innovazione più appariscente, è ovvio, sono le autostrade aeree, intasate di veicoli volanti e strombazzanti per la gioia degli automobilisti americani (le cui abitudini non sono affatto cambiate). Poi ci sono gli abiti individuali: autopulenti, autoasciuganti, autoadattantisi alla taglia dell'individuo che li indossa: le scarpe ai piedi del figlio scemo di Marty sono strabilianti, e c'è da chiedersi come mai la Nike (sponsor occulto?) non le abbia ancora commercializzate, magari propagandandole come "Le Scarpe di Ritorno al Futuro". E ancora sono degni di nota i giocattoli (mitici gli hover-skate), gli ologrammi pubblicitari, l'high-tech in casa e in cucina.

La società della provincia americana, nel 2015, è cambiata solo superficialmente, questo per dar modo a Zemeckis di affondare la sua critica come un coltello. Il capo non si chiama più Smith ma Sakamoto, ma il concetto di fondo, la legge non scritta, non è mutata: fare più soldi possibile più in fretta possibile, azzannando chiunque ci sbarri la strada e non fidandosi neppure dei propri amici (anche sui parenti è meglio non contar troppo).

La "chicca" di questo futuro, però, è il Café 80, il locale ove il figlio di Marty ha appuntamento col nipote di Beef e la sua banda. Si tratta di una caffetteria pensata per ricreare l'atmosfera degli anni '80, il che significa camerieri virtuali con il volto di Reagan e di Khomeini, i videogiochi a gettone, e soprattutto una serie di teleschermi dietro il bancone, su ognuno dei quali scorrono le immagini di un telefilm in voga negli anni '80. Tra questi, la citazione più gustosa: alle spalle di Marty, per pochi secondi, si intravede una sequenza di Casa Keaton, la celeberrima situation-comedy il cui protagonista era lo stesso Michael J. Fox.

...e il quotidiano nel passato

Altrettando interessante, l'affresco di vita americana nell'anno 1955 e nell'anno 1885. Qui la satira di costume di Zemeckis si scatena, facendo piazza pulita dei luoghi comuni e regalandoci autentiche perle d'umorismo.

La prima trovata geniale riguarda i discorsi elettorali dei candidati a sindaco. Nelle prime scene del film un furgoncino dotato d'altoparlanti diffonde la voce del sindaco di HillValley del 1985 che promette mari e monti per la sua rielezione. Spostatasi l'azione nel 1955, sentiamo un'altra propaganda per le elezioni comunali... Ma il discorso è esattamente uguale! Parola per parola, compreso "E' ora di cambiare" e tutti gli altri slogan di repertorio! La fraseologia e le promesse da marinaio dei politici vincono il tempo!

Altra invenzione rutilante, lo sbeffeggiamento della moda dei vestiti firmati. Marty, che da bravo ragazzo middle-class americano veste "paninaro", nel 1955 viene subito ribattezzato Levi Strauss.

- Perché mi chiamate così? - chiede perplesso Marty.

- Come perché? - ribattono gli indigeni - Hai il tuo nome su tutti i vestiti. Persino sulle mutande!

Il 1885, poi, è semplicemente straordinario nella sua paradossale eppure realistica quotidianità. Nessun western, per esempio, ci aveva mai spiegato perché la gente dell'Ovest bevesse alcolici "torcibudella" perfino a colazione. Avevamo bisogno di un film di fantascienza per capire cosa fosse l'acqua potabile nelle grandi pianure. Quella specie di sboba marroncina che persino i cavalli rifuggono fa piazza pulita di ogni ingenuità sulla vita "pulita e naturale" esistente prima di quella civiltà tecnologica che tanto disprezziamo a parole.

E poi la sporcizia, la polvere, montagne di letame ovunque, i pionieri del Grande Sogno Americano che neppure parlavano la lingua del Paese che grazie a loro stava nascendo... Ritorno al Futuro ci offre un quadro brutale, desolante, eppure mille volte più fascinoso delle atmosfere romantiche delle tante "Case nella Prateria" e dei tanti "Spaghetti Western" (Sergio Leone viene comunque citato con grande rispetto).

Infine, sono da apprezzare le citazioni fantascientifiche. Gli stupefatti contadini del 1955, al cospetto della futuribile DeLorean, non la riconoscono come automobile. Unica cosa cui essi riescono a paragonarla, i dischi volanti sulle copertine delle riviste "pulp" tanto in voga in quegli anni. Dell'immaginario fantascientifico del 1955 si serve anche Marty per convincere il padre (o meglio, colui che diverrà suo padre) a collaborare. Introdottosi nella sua camera in piena notte, Marty mette alle orecchie di George le cuffie del walkman sparato a tutto volume su un nastro di Heavy-Metal, e con una tuta ignifuga indosso gli intima:

- Sono Darth Vader! Se non farai ciò che ti dico, ti friggerò il cervello!

Povero George? Sarà, ma grazie a questa esperienza, il tapino diverrà da adulto un rinomato scrittore di fantascienza.

seguiamo i fili sciolti...

La teoria delle biforcazioni risolve davvero tutto? Qualche incongruenza, qualche passaggio dubbio può ancora essere trovato. Esempio: nel secondo film della saga Marty e Doc, partiti dal 2015, si ritrovano nel 1985 alternativo, quello prodotto dall'interferenza di Beef. Perché? Supponiamo che il flusso temporale si fosse già assestato sulla sequenza alternativa. In tal caso, anche il 2015 avrebbe dovuto essere modificato (e non lo era). Se, invece, il periodo di oscillazione non era ancora terminato (come sembra dimostrare il ritorno di Beef, vedi sopra), i nostri due eroi avrebbero dovuto rientrare nella loro sequenza. Forse che il cambiamento si propaga attraverso le epoche a una velocità finita? Ovvero, il cambiamento era giunto al 1985, ma non ancora al 2015? Questa può essere una spiegazione, ma la vicenda resta in ombra.

Ancora: chi inventa realmente la macchina del tempo? Nella sequenza originaria, Doc indubbiamente ci arrivava da solo. Dopo le innumerevoli interferenze, la paternità della invenzione non è più così sicura. Il Doc del 1955 capisce che il viaggio nel tempo è possibile proprio a causa della presenza di Marty. Di più, egli ha modo di esaminare in dettaglio il Flusso Canalizzatore, opera del suo alter-ego del futuro. Dopo l'esame, egli farà certo poco sforzo a "reinventare" ciò che sa di aver già inventato.

Infine: perché Doc ha sempre fretta? Con DeLorean a sua disposizione, Emmett Brown dovrebbe avere tutto il tempo del mondo a sua disposizione. Perché allora si agita inquieto come avesse sempre una pistola puntata alla tempia? Perché, ad esempio, costringe Marty a seguirlo all'istante nel 2015, portando con sé anche la fidanzata, adducendo la misera scusa (per lui doppiamente ridicola) che "non c'è tempo da perdere"?

...e vediamo dove ci portano

Se tiriamo le somme delle precedenti obiezioni, giungiamo ad alcune conclusioni piuttosto interessanti, che vanno anche oltre la pellicola di Zemeckis. Ecco la prima: se mai sarà inventata una macchina del tempo, nessuno ne sarà il padre. Essa si "creerà" da sola. Detto così suona folle, è vero, ma basta pensare all'inversione nella sequenza causa-effetto per convincersene. E, del resto, la stessa conclusione si trova anche nei due romanzi di fantascienza già citati. Nell'asimoviano La fine dell'Eternità, la teoria matematica su cui è basato il viaggio nel tempo porta la firma di un oscuro matematico, una figura quasi leggendaria, che alla fine si scopre essere un uomo del futuro fuggito nel passato portando con sé le formule in questione. E ancora, nel racconto Un gran bel futuro di Robert Heinlein, la macchina del tempo si trova nell'anno 10000, mentre il protagosta vive nel ventesimo secolo. Come può il protagonista impadronirsene, oltre l'abisso dei secoli? Sembra un problema insolubile (la capra, il cavolo e il lupo devono attraversare il fiume, ma la barca è sull'altra riva). Eppure, la soluzione è semplice: qualcuno manda la macchina del tempo nel ventesimo secolo, il protagonista ci sale e si ritrova nell'anno 10000. Ma chi ha mandato la macchina? Semplice: lui stesso, non appena arrivato nel futuro. Si è tirato su tirandosi dai propri stivali (by his bootstraps, come recita il titolo originale della novella)

Ancora: Emmett "Doc" Brown sa molte più cose di quelle che dice a Marty, e quando strilla di aver fretta lo fa soltanto per spingere il giovane amico a seguirlo senza far domande.

Indizi, fili sciolti, frasi lasciate a metà, battute pronunciate senza scopo apparente... Tutto fa pensare che Doc abbia un quadro preciso degli avvenimenti che dovranno accadere, e che faccia di tutto per manipolare Marty e gli altri in modo che ciascuno di loro reciti il proprio ruolo nello schema degli eventi. Non dimentichiamoci che nel 1955 Doc ottiene molte informazioni sul futuro (soprattutto sul proprio). Nel primo e soprattutto nel secondo film della saga il Doc del 1955 viene a conoscere praticamente tutto ciò che egli ha fatto nei successivi trent'anni (comprese le peripezie nel 1985 alternativo di Beef, l'incidente che lo porta nel 1885, ecc.)

Da quel giorno, egli non farà altro che dirigere gli eventi in modo che si accordino con ciò che gli è stato raccontato da Marty. Forse lo fa inconsciamente, forse è terrorizzato dall'idea di provocare altri paradossi, ma tale è il suo scopo. Per questo coinvolge Jennifer nel viaggio al 2015, per questo lascia incustodita la DeLorean permettendo che Beef la usi, per questo in definitiva non sfrutta mai l'illimitato potere che la macchina del tempo gli offre. Altro che il Grande Almanacco Sportivo! Doc, letteralmente, con quella macchina potrebbe fare Tutto Ciò Che Vuole. Invece, pretende di usarla solo per impedire che il figlio di Marty vada in galera. Assolutamente non credibile.

Non per questo possiamo pensare che Doc sia un personaggio negativo. Se ogni uomo ha il diritto di pianificare il proprio futuro, Doc ha ben il diritto di pianificare il proprio passato.

frasi famose

La comicità della saga di Ritorno al Futuro verte in buona percentuale sui dialoghi, intelligenti e scoppiettanti, e sulle battute fulminanti tra i protagonisti. Forse non sono frasi destinate a passare alla Storia, ma fanno ormai certamente parte della mitologia cinematografica. Presentare una carrellata delle battute più famose è il modo migliore per concludere questo articolo. Eccole a voi.

- Ehi tu, porco, toglile le mani di dosso! - George MacFly a Beef.

- Dove andiamo noi non c'è bisogno di strade! - Doc a Marty.

- Il Delfino ci ha unito! - George a Laureen.

- Pesante? Perché usate sempre questo termine? Avete problemi con la forza di gravità, nel futuro? - Doc a Marty.

-Sono tornato. Sono tornato dal futuro! - Marty a Doc.

- Ora basta, Marty! Sembri mia madre! - Laureen a Marty.

-Se Reagan è presidente, chi è VicePresidente, Jerry Lewis? - Doc a Marty.

- Nonna, come la idrati tu la pizza, non la idrata nessuno! - figlia di Marty a Laureen.

- Dove hai imparato a sparare così, ragazzo? - un cowboy - A Disneyland! - Marty.

- Cosa c'è, MacFly? Sei un fifone? - Beef e altri a Marty.

- NIKE? Cos'è, un mocassino indiano? - alcuni cowboy a Marty.

- Dopo aver risolto il mistero del Tempo, mi dedicherò al secondo più grande mistero dell'universo: la donna! - Doc tra sé.

-Cos'è questa, una rapina? - fuochista del treno - No, è un esperimento scientifico! - Doc.

-I MacFly non hanno mai contato niente nella storia di HillValley! - preside Skinner - Sì, ma... la Storia cambierà! - Marty.